La mattina di martedì 25 aprile 1911 lasciò sul tavolo tre lettere e uscì da casa prendendo il suo solito tram con in tasca un rasoio. Si squarciò il ventre e la gola. Si uccise come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi, facendo harakiri, con gli occhi rivolti al sole che si leva.
Domani 21 agosto Emilio Salgari avrebbe compiuto 150 anni se la realtà gli avesse concesso il lusso di restare eterno, come i suoi celebri romanzi d’avventura.
E’ stato definito il precursore della fantascienza in Italia, il primo scrittore virtuale che il Belpaese abbia mai conosciuto. Salgari non si recò infatti mai all’estero e solo lui, contrariamente a quanto verrebbe da pensare leggendo le sue ricche e meticolose descrizioni di luoghi, piante e animali esotici, riuscì a descrivere un altro mondo senza averlo mai visitato.
Nato a Verona agli albori risorgimentali, nel 1862 da una famiglia di piccoli commercianti e cresciuto in Valpolicella, abbandonò gli studi all’Istituto Tecnico e Nautico ”Paolo Sarpi” di Venezia senza mai coneguire il titolo di capitano di marina.
Nel 1881 tornò a Verona per intraprendere l’attività giornalistica. Scrisse il suo primo racconto all’età di 20 anni, ‘I selvaggi della Papuasia’, pubblicato in quattro puntate su un settimanale milanese. Nel 1883 arrivò il primo successo con il romanzo ‘La tigre della Malesia’. Qualche anno più tardi, su proposta della regina Margherita di Savoia, venne insignito dalla Real Casa a ”Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia”.
Salgari deve oggi la sua popolarità ad una incredibile produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200 considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, con altrettanti personaggi di successo immersi in contesti storici accurati (Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero), diventati poi i pilastri dell’immaginario collettivo giovanile dei primi anni del 1900. Molte delle sue opere ricevettero trasposizioni cinematografiche e televisive aprendo, inoltre, la strada alla fantasia delle future generazioni.
Tuttavia, furono soprattutto gli editori a beneficiarne, mentre per Salgari le difficoltà economiche restarono una costante della vita, tanto da condurlo al suicidio. Delle tre missive redatte prima di morire ai figli pronunciò parole compassionevoli: ”Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, piu’ un credito di altre 600 che incasserete dalla signora”.
I suoi funerali furono celebrati al Parco del Valentino, ma passarono inosservati, poiché allora Torino era impegnata con l’imminente festa del 50esimo anniversario dell’Unità d’Italia.