La Rai salva il suo bilancio con Sanremo? Perché la pubblicità...

Il festival ha una storia alle spalle. E' un concentrato puro di musica, di colore e prosa nazional-popolare. E' soprattutto una macchina da soldi

La Rai salva il suo bilancio con Sanremo? Perché la pubblicità...
Amadeus e il festival di Sanremo 2022
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Maurizio Boldrini Modifica articolo

28 Gennaio 2022 - 18.44


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Perché.. Sanremo è Sanremo? Perché piace agli italiani, almeno stando ai record registrati al botteghino dell’audience. Ha una storia alle spalle. E’ un concentrato puro di musica, di colore e prosa nazional-popolare. E’ soprattutto una macchina da soldi. Lo sperano intensamente i massimi dirigenti della Rai, costretti a far quadrare i conti in rosso. Il Festival è tra i programmi più seguiti d’Italia.

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L’anno scorso, l’edizione del ’21, pur essendo andata in onda in piena pandemia e con la sala vuota, ha raggiunto, nella serata finale, quasi 11 milioni di telespettatori. Una platea sconfinata, inferiore solo a quella della finale dell’Europeo con gli inglesi, che aveva toccato la vetta dei18 milioni. 

L’anno prima, era andata ancora meglio avendo raggiunto il primato assoluto tra i programmi più seguiti nell’italico piccolo schermo.  Come trarre profitto da questa posizione di privilegio negli ascolti? Facendo man bassa nella raccolta televisiva. Importa poco che la Rai sia (forse è meglio dire: dovrebbe essere) un servizio pubblico. I dobloni sono dobloni e l’ad Carlo Fuortes ne ha tanto bisogno se vuol passare come il risanatore di mamma Rai. L’anno scorso – dicono i dati ufficiali – il Festival ha avuto un incasso da pubblicità pari a 38 milioni di euro (erano stati 37 nel 2020): da soli rappresentano il 5% dell’intera raccolta pubblicitaria Rai di tutta l’annata. La grande macchina è ormai da mesi in movimento.

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L’appuntamento è pompato oltre ogni limite: dai piccoli e quotidiani scoop alle interviste ai protagonisti, che sono offerti sistematicamente al vorace sistema dei media. Gli annunci insistiti, il glamour e i retroscena: il festival, e la Rai, così crea un sistema di aspettative per aumentare, se possibile, ancor di più gli indici di ascolto. E far pagare la pubblicità in moneta sonante agli inserzionisti i quali a loro volta, per vendere i loro prodotti, hanno bisogno di ascolti di massa. Scrivono diverse testate giornalistiche, da il Sole24Ore, che i vertici Rai ipotizzano, per l’edizione che sta per decollare, un aumento di circa il 10% di telespettatori.

Intanto aumenta il listino delle tariffe: le inserzioni costano il 15 per cento in più rispetto all’edizione passata. Come osserva Massimiliano Jattoni Dall’Asén su il Corriere della sera questo permetterà alla Rai di toccare la vetta del massimo profitto, nonostante sia cambiata la normativa sugli affollamenti pubblicitari. Ciò comporta la diminuzione di quattro spazi pubblicitari nelle prime serate. Alla fine dello scorso anno, il Governo italiano ha dovuto recepire, infatti, la Direttiva europea sui media audiovisivi che sui media audiovisivi che impone, appunto, un minore affollamento nelle ore di massimo ascolto. Ciò comporta la diminuzione di quattro spazi pubblicitari nelle prime serate.  Solo a notte fonda la pubblicità tornerà a farla da padrona. 

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