Viaggio spirituale attraverso i Campi Flegrei: la redenzione adolescente

Un “girone dantesco”, un viaggio spirituale in una terra straordinaria per un film davvero molto particolare. ‘A Muzzarell’ di Diego Santangelo, dal 15 febbraio nelle sale italian

Viaggio spirituale attraverso i Campi Flegrei: la redenzione adolescente
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Tiziana Buccico Modifica articolo

21 Febbraio 2024 - 01.14


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Un “girone dantesco”, un viaggio spirituale in una terra straordinaria per un film davvero molto particolare. ‘A Muzzarell’ di Diego Santangelo, dal 15 febbraio nelle sale italiane. Daniele, dodicenne di Castel Volturno, sta per perdere sua nonna che vive a 40 km di distanza, a Bagnoli nei Campi Flegrei, la sua ultima volontà: mangiare una mozzarella fatta dal figlio, il padre di Daniele, allevatore di bufale. 

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Il ragazzo decide di accontentare la nonna ed intraprende un viaggio, prima in motorino e poi a piedi, in compagnia della sua crush, Martina. Senza raccontare tutta la storia posso descrivere le emozioni e i sentimenti che si provano durante la visione del film. Un ‘opera prima, autoprodotta, di un artista, un fotografo, un occhio attento su un mondo che cambia senza fermarsi mai. Proprio come nella Divina Commedia, si può viaggiare attraverso fotogrammi e inquadrature dall’Inferno al Paradiso, passando per un lungo e faticoso Purgatorio. 

Protagonisti due bellissimi adolescenti, belli come il sole e il mare, ancor di più in contrasto con la bruttezza di alcuni adulti, Daniele e Martina sono belli da lasciare lo spettatore disarmato quando la loro bellezza interiore vince su un mondo brutale, cinico e vorticoso. Un viaggio lento al tempo stesso vero ma immaginario, un viaggio dagli inferi alla redenzione e alla salvezza, un viaggio in una terra antica e magica come quella dei Campi Flegrei, terra fatta anche di brutalità e di passione in contrasto con la bellezza di un territorio straordinario. Il desiderio di salvare almeno un giovane da un futuro segnato, così Diego Santangelo, con la sua fotografia e la sua macchina da presa racconta una storia semplice all’apparenza, ma che invece è come in un testo dell’antica Grecia fatta di apparizioni, di deus ex machina e di figure allegoriche e tanta atmosfera. 

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Nell’incantata cornice del litorale flegreo con i suoi misteri e le sue leggende sino a raggiungere Napoli, ma non i soliti vicoli a cui siamo abituati ma Bagnoli, quartiere operaio impoverito dalla scomparsa dell’Italsider e affacciato sull’isola che non c’è: Nisida.

Un titolo simbolico, la mozzarella è oramai un simbolo di una terra, un simbolo materno, un cibo diventato culto e tradizione, un unicum nell’immaginario, un oggetto del desiderio. Un intento, quello di Santangelo di impegnarsi in prima persona per raccontare il contemporaneo, l’età degli adulti e il tempo dell’adolescenza, un’analisi del presente per credere nel futuro e se possibile per cambiarlo. “Questo film, nasce da una condizione del mio cuore- questo l’incipit di Santangelo– in un momento particolare in cui viviamo, un mondo che crea ansie e preoccupazione. Racconto di due ragazzi “tribolati”, due anime che potrebbero perdersi, ma che potrebbero anche ritrovare sé stessi e una strada da percorrere. È un mondo che va di fretta, che non si sofferma, che non lascia il tempo di riflettere e di pensare alle conseguenze delle azioni. Un web che ammanta il mondo reale di illusioni e di vite immaginarie, che spesso rende i giovani incantati, ragazzi arrabbiati e per certi aspetti feroci con la vita e con gli altri. Il mio viaggio racconta un percorso, lento, fatto di incontri, di paure, di tentazioni, di spazi aperti e di leggerezza, di adulti famelici e di adulti pronti ad essere angeli custodi e braccia accoglienti, di periferie degradate e luoghi paradisiaci. È un film che vuole offrire uno spiraglio, una riflessione, un momento per cui fermarsi”. 

L’intento di far riflettere e di rallentare il turbinio di vite che oltre ad essere complicate, per alcuni eventi o imprevisti si trasformano in incubi senza risveglio. Il Neorealismo a cui si ispira è un esercizio di stile, le inquadrature, i primi piani e i caratteristi che animano il film sono dettagli di un messaggio profondo e consapevole di speranza. 

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Nella narrazione un imprevisto diventa determinante per ritrovare la strada, un imprevisto voluto da un padre che non ha altra scelta per salvare il figlio, e seppur rischiando gioca la carta del presunto male per fare del bene, lo spettatore lo scoprirà alternando molte sensazioni, sciogliendo molti dubbi ed osservando il dipanarsi della storia in un crescendo di emozioni contrastanti. Ben spiega Santangelo: “Il padre, compie all’apparenza un gesto folle, disperato e affida il proprio figlio alla vita, tentando il tutto per tutto per salvarlo. Un padre che non sta a guardare ma agisce, rischiando”. Molte sono le figure estranee alla storia, figure letterarie e leggendarie che interpretano moderni Caronte, Virgilio, il Grillo Parlante e anche Mangiafuoco, incontri significativi nel lento viaggio dei due protagonisti. 

Daniele è il nome del protagonista, non Ciro o Gennaro, con i suoi occhi normanni, da guappo in erba, mostrerà con il suo amore adolescenziale tutta la sua innocenza, la sua galanteria, proteggendo la sua ragazzina come un uomo con le spalle larghe e il cuore gentile. Il suo animo nobile è un bellissimo messaggio per ciò che oggi riempie le pagine dei giornali, la brutalità e la violenza non gli appartengono, lui ama la sua Martina, la rispetta, la protegge dal mondo. Un percorso onirico, fatto di spiritualità e di profondità, dall’Inferno del suo paese natio alla scena in cui i due adolescenti scoprono il Paradiso guardando dall’alto il Lago d’Averno ed oltre.

Sino a giungere alla tanto agognata meta, con il carico di mozzarelle, che si è ridotto durante il viaggio. “Ti eri perso non ti perdere di nuovo” la frase della nonna che mette il sigillo sulla storia e sul cammino intrapreso, la saggezza di un adulto, lo stratagemma di un padre, un angelo custode incontrato per caso e tanti ostacoli che hanno condotto alla salvezza i due giovani. Un messaggio di grande speranza, un appello alla responsabilità degli adulti, alla solitudine dei giovani, ad una fretta che cancella le nostre vite e annebbia e condiziona le nostre scelte, un desiderio di ritrovare la dimensione umana.

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