“Sa die de sa Sardigna”: festeggiato nel senese il giorno dell'orgoglio sardo

Le celebrazioni del 28 aprile, giornata del popolo sardo, a Monteroni d'Arbia (Si) organizzate dal Circolo sardo “Peppino Mereu”

“Sa die de sa Sardigna”: festeggiato nel senese il giorno dell'orgoglio sardo
L’attore Fabrizio Passerotti interpreta 'Eva e Petra'
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2 Maggio 2024 - 12.20 Culture


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di Luisa Marini

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Il Circolo “Peppino Mereu” di Siena ha scelto di festeggiare Sa Die de Sa Sardigna, che cade ogni anno il 28 aprile, con un monologo teatrale dedicato all’eccidio dei minatori di Buggerru e una cena di piatti della cucina sarda, allietata dalla musica dal vivo del suonatore di organetto Elia Manca di Oliena e dai balli tradizionali.

A trent’anni dalla sua istituzione, con Legge del Consiglio Regionale della Sardegna del 1993, la Giornata del popolo sardo è l’occasione per celebrare il legame intimo e profondo che unisce i sardi alla propria terra. Essa ricorda la cacciata da Cagliari del Viceré e dei funzionari sabaudi in seguito alla sommossa dei cosiddetti “vespri sardi” del 28 aprile 1794.

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I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale, ma il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta; perciò, la borghesia cittadina, con l’aiuto del resto della popolazione, scatenò il moto insurrezionale.

Il racconto scenico “Eva e Petra”, interpretato dall’attore di origini sarde Fabrizio Passerotti, ha emozionato i presenti ricordando un altro momento di orgoglio e mobilitazione dei sardi. Il testo, scritto da Gianni Loy, scrittore, poeta e sceneggiatore cagliaritano, racconta con chiave originale il primo sciopero generale sul lavoro in Italia, avvenuto nel settembre del 1904, a seguito dell’eccidio in cui morirono quattro minatori. La scelta di Loy è quella di raccontare i fatti storici attraverso le emozioni di due bambine, una figlia di minatore, l’altra la figlia del padrone.

La regia ricorda i cantastorie del sud Italia: brevi frasi del testo, proiettate all’interno della scatola nera dello spazio teatrale sullo schermo alle spalle dell’attore, introducono le scene, accompagnate dai magnifici disegni dell’artista senese Francesco Del Casino, il famoso creatore dei murales di Orgosolo, le cui tavole originali sono state esposte nella sala durante l’evento.

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Il Circolo, che ha avuto per anni sede a Siena, è intitolato a Peppino Mereu, detto lo Scapigliato di Barbagia, uno dei poeti in lingua sarda più importanti di fine Ottocento, nonché autore di Nanneddu meu, divenuto uno dei canti più popolari della Sardegna. Fondato nel 1983 (lo scorso anno ha festeggiato i 40 anni di attività), esso ha da sempre l’obiettivo di essere un centro di aggregazione per i Sardi che vivono a Siena e provincia e di diffondere la ricca cultura della regione. Dall’aprile del 2019 esso è presieduto da Dina Meloni.

Il recente trasferimento della sede a Monteroni d’Arbia ha permesso di essere più vicini al gran numero di Sardi che lavorano e vivono nelle campagne del territorio circostante. Il Prof. Pier Giorgio Solinas, antropologo dell’Università di Siena, ha dedicato parte della sua ricerca ai pastori sardi trasferitisi in Toscana a partire dagli anni 50/60. Oggi più che mai la Provincia di Siena riconosce che la loro presenza ha favorito la conservazione della biodiversità e la tutela del territorio, nonché il proseguimento di tradizioni importanti come quella del formaggio locale.

Questi temi sono alla base di un progetto sull’evoluzione dell’emigrazione nel centro Italia a partire dal Senese, arricchito da interviste video ad alcuni imprenditori sardi, che il Circolo sta realizzando grazie a un finanziamento ricevuto su bando della Regione Sardegna. Gli immigrati sardi furono motivo della nascita di questo e degli altri Circoli in Italia e nel Mondo, e oggetto della prima legge italiana sull’emigrazione, promulgata proprio dalla Regione Autonoma della Sardegna.

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I forti legami con i Circoli del Centro Sud e con le Associazioni e le Amministrazioni del territorio senese hanno permesso nel tempo al Circolo “Peppino Mereu” di ampliare i propri orizzonti e di crescere dimostrando, soprattutto durante la pandemia, come la collaborazione e la condivisione, e il confronto tra culture differenti, siano strumenti essenziali per la vita delle comunità locali.

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