Girolamo La Marca: poeta siciliano tra memoria e resistenza culturale nelle “Stagioni sbagliate”
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Girolamo La Marca: poeta siciliano tra memoria e resistenza culturale nelle “Stagioni sbagliate”

Girolamo La Marca è un Siciliano, poeta, scrittore, giornalista artista nato il 3 febbraio 1955, laureato in giurisprudenza, ma senza tanto entusiasmo .

Girolamo La Marca: poeta siciliano tra memoria e resistenza culturale nelle “Stagioni sbagliate”
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10 Ottobre 2025 - 23.28


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di Marianna Scibetta

Girolamo La Marca è un Siciliano, poeta, scrittore, giornalista artista nato il 3 febbraio 1955, laureato in giurisprudenza, ma senza tanto entusiasmo .

 Girolamo canta la sua Ravanusa ed è tradizione in Sicilia che anche i giuristi sappiano e facciano  poesia già dai tempi della Scuola poetica siciliana, alla corte di Federico II quando notai e giuristi si dedicano alla poesia, creando canzoni, sonetti, liriche con settenari e endecasillibi di cui risuonò meravigliosamente armonioso palazzo dei Normanni a Palermo.

Il poeta vince molteplici premi, soprattutto per le liriche in vernacolo siciliano e non solo, ma è la storia della sua poesia a essere un vero e proprio viaggio, un viaggio nell’etimo più antico , quello fatto in treno, portando una valigia che chiude dentro al suo aprirsi formidabile la propria terra, portandola in ogni destinazione.

Che cosa può dirci la poesia nel nostro tempo dominato dall’intelligenza artificiale capace di comporre versi e madrigali partendo da semplici metafore e creando componimenti vuoti d’anima ? La poesia potrebbe essere l’ultimo avamposto di umanità in un mondo fatto di tastiere che risolvono i problemi del quotidiano con un clic come se la vita fosse semplicemente il riflesso di una realtà virtuale del più immediato e distorto qui ed ora.

Per essere poeti, bisogna avere molto tempo: ore e ore di solitudine sono il solo modo perché si formi qualcosa, che è forza, abbandono, vizio, libertà, per dare stile al caos. Io tempo ormai ne ho poco: per colpa della morte che viene avanti, al tramonto della gioventù. Ma per colpa anche di questo nostro mondo umano, che ai poveri toglie il pane, ai poeti la pace “.

Così recita Pier Paolo Pasolini mirabilmente e com’è forte il richiamo a questi versi, leggendo la raccolta di poesie (1973-2025) “Stagioni sbagliate” edizioni SICANA di questo poeta e della sua forte e appassionata resistenza culturale vibrante di umano sentimento e di commovente malinconia di Girolamo La Marca.

“Stagioni sbagliate” sono gli autunni che avanzano nelle primavere del cuore o le primavere che improvvisamente incedono nell’autunno della vita? La chiave di questo arcano è nel lettore che apre la porta di un giardino segreto. Sfogliare e leggere i versi di un libro di poesie è come addentrarsi in una dimora apparentemente disabitata e scoprirvi un mondo tra la mobilia coperta di drappi bianchi,  cassetti segreti,  librerie stracolme di libri dai dorsetti ammiccanti e  dipinti favolosi alle pareti e poi la luce delle immagini rese attraverso pennellate di scrittura che nessuna intelligenza artificiale può rendere alla stessa maniera.

Sulla poesia e sui poeti tutto è stato detto e meglio di ogni possibile altro modo di intendere questa dimensione dell’anima che rende l’unicità di una visione filosofica dell’esistenza, talmente tangibile e fruibile, da toccare il paradosso di una individualità che si fa comune a molti. Il poeta, il vate, l’uomo con la lanterna accesa di giorno che va in cerca di  Dio questo è il poeta, lui ha le chiavi per svelare le metafore e l’altra metà di un cielo che dalla sua prospettiva rispecchia i sentimenti degli uomini e delle donne , perchè in sè e nella propria esperienza umana fa trasbordare il desiderio, la malinconia, la volontà di lasciare un segno, una volontà che si ricongiunge ontologicamente al graffito sulla roccia.

Sono esistito ed esisto. Girolamo La Marca vuole lasciare una traccia del suo passaggio e apre “Nel cortile” del ricordo uno spaccato di luce e rosso  pomodoro ad essiccare dove le voci dei bambini e le loro corse aprono un viaggio a ritroso che pare ancora incompiuto e intatto.

E che dire di Hidalgo “cavaliere senza paura”? Immagine eroica che sovrasta ogni filosofia in quella tumultuosa volontà di arrivare al significato più profondo dell’essere e difenderlo, onorarlo, insegnandone il rispetto , tramandandone con sacrificio e umiltà la ragione.

Ogni patria potrebbe essere Itaca “ …Di battaglie e di sangue/ di Greci e di Mori / impregnata è la terra…” alla fine di ogni viaggio esistenziale l’approdo è il proprio paese, il proprio luogo d’origine, dove ognuno di noi può riconoscersi.

Hidalgo non può che combattere per la Pace e la poesia è dimensione di pace, è volontà che impugna il diritto ad essere uomini , ad essere donne per vivere in pace vincendo su tutto anche sulle “Stagioni sbagliate” di questo nostro mondo.

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