Karl Marx e la felicità come forma di emancipazione politica

La vita di Marx, la bellezza e la felicità come scelta umana e politica come antidoto della malsana psicologia del successo e del denaro a ogni costo dell'epoca.

Karl Marx
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28 Ottobre 2016 - 11.58


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Rilanciamo con una certa gioia un gran bel pezzo di Paul B. Preciado, che analizza questa epoca in cui la psicologia del successo e dell’arricchimento a ogni costo rappresenta il segreto oscuro e distruttivo del neoliberismo, con tutte le sue declinazioni in violenze politiche, economiche ed ecologiche. Preciado su Internazionale in italiano e su Liberation in francese, parla della biografia di Karl Marx, scritta dal polemico giornalista inglese Francis Wheen: un potente antidoto ai programmi di allenamento e di sviluppo personale. Ecco un brano (per leggere tutto il pezzo cliccate qui.

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La felicità di Marx risiede nel suo incrollabile senso dell’umorismo – “Non credo nessuno abbia mai scritto così tanto sul denaro avendone così poco” –, nella passione infusa nel leggere Shakespeare ogni sera ai suoi figli, nelle conversazioni (non necessariamente cordiali ma sempre appassionate) con Engels e nel suo instancabile desiderio di comprendere la complessità del mondo che lo circondava.

La vita di Marx, luminosa e difficile, c’insegna che la felicità è una forma d’emancipazione politica: il potere di rifiutare le convenzioni morali di un’epoca e con esse il successo, la proprietà, la bellezza, la gloria o la dignità come le principali linee intorno a cui organizzazione un’esistenza.

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La felicità sta nella capacità di percepire ogni cosa come facente parte di noi stessi, proprietà al contempo di tutti e di nessuno. La felicità sta nella convinzione che essere vivi significhi essere testimoni di un’epoca, sentendosi in questo modo responsabili, in maniera vitale e appassionatamente responsabile, del destino collettivo del pianeta“.

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