Tosse, febbre e difficoltà a respirare. Sono questi i sintomi della Sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), soprannominata anche “influenza del cammello”, che sta colpendo i turisti al rientro dai Mondiali in Qatar. I casi registrati sono già decine, così le autorità sanitarie del Regno Unito hanno messo in guardia la popolazione per evitare la diffusione del virus.
MERS-CoV, proprio come il Covid-19, fa parte della famiglia dei coronavirus ma non è una novità: è conosciuta fin dal 2012. Secondo il portale del Ministero della Salute, la malattia “può causare una grave forma respiratoria acuta caratterizzata da febbre, tosse e difficoltà respiratoria. La polmonite è comune, ma non sempre presente. Sono inoltre stati segnalati sintomi gastrointestinali, come diarrea. In alcuni casi le persone infette erano asintomatiche. La mortalità è circa del 35%”. A proposito delle modalità di trasmissione, il dicastero spiega che “la maggior parte dei casi umani è infettata in ambienti sanitari, attraverso la trasmissione da persona a persona. Ricerche scientifiche suggeriscono che i dromedari costituiscano il serbatoio del virus e possano infettare le persone”. Il periodo di incubazione del virus, in genere, è pari a 5-6 giorni ma può variare dai 2 ai 14 giorni.
Da quando il virus è stato scoperto, dieci anni fa, sono stati registrati casi in 27 Paesi del mondo, tra cui Germania, Stati Uniti, Francia e Regno Unito. I focolai più significativi sono stati rilevati in Arabia Saudita, Algeria, Bahrain, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Chiamata a pronunciarsi nel 2013, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha concluso che i focolai di MERS-CoV non costituiscono comunque un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale e non raccomanda restrizioni di viaggio e commerciali o particolari sistemi di screening.
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