Covid-19, l’Oms si è detta “molto preoccupata” per la situazione in Cina, alle prese con una nuova ondata di casi. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso di una conferenza stampa a Ginevra ha fatto sapere di aver chiesto a Pechino “informazioni dettagliate su casi, ricoveri ospedalieri e unità di terapia intensiva”.
La decisione di abbandonare la politica “zero Covid” all’inizio di dicembre e di rimuovere la maggior parte delle restrizioni in vigore dal 2020 a seguito delle proteste della gente esasperata dalla gestione poliziesca della pandemia si è trasformata in un boomerang. Il Paese rischia di essere travolto dal balzo della curva dei contagi ormai fuori controllo e da un aumento del numero di morti che le autorità cercano di nascondere ma che i crematori ormai in crisi per troppi cadaveri rivelano in tutta la sua drammaticità. Una situazione che rischia di peggiorare ulteriormente a causa di possibili nuove mutazioni del virus.
“Sappiamo che ogni volta che il virus si diffonde può mutare e presentare una minaccia”, ha avvertito il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price. Anche il ministero federale della Salute indiano ha dato segni di allarme incaricando le autorità statali di intensificare il sequenziamento del genoma dei casi di Covid a causa dell'”improvviso aumento” dei casi in Cina, ma anche in Usa, Giappone, Corea del Sud e Brasile, per tracciare eventuali nuove varianti.
Le autorità cinesi hanno ammesso che è “impossibile” per il sistema tenere traccia del numero di nuovi infetti e il conteggio ufficiale è in contrasto con le segnalazioni dei decessi e l’aumentato lavoro delle pompe funebri. Da tutto il Paese arrivano le testimonianze che confermano il superlavoro dei crematori. “Il numero di corpi raccolti negli ultimi giorni è molte volte superiore rispetto al passato”, ha detto all’Afp un operaio di Chongqinq, una città di 30 milioni di abitanti dove questa settimana le autorità hanno esortato chi ha lievi sintomi di Covid ad andare ugualmente al lavoro. Nella metropoli meridionale di Guangzhou, un dipendente del crematorio del distretto di Zengcheng ha parlato di oltre 30 corpi al giorno cremati. Un’altra testimonianza arriva dalla città di Shenyang, dove un membro del personale di una società di pompe funebri ha denunciato che i crematori sono “assolutamente pieni” e che i corpi sono rimasti in attesa anche cinque giorni.
Impossibile verificare il numero di decessi a Pechino, dove secondo le autorità i morti per Covid di martedì erano cinque. Ma i reporter dell’Afp hanno visto fuori del crematorio di Dongjiao oltre una dozzina di veicoli, quasi tutti carri funebri, in fila per entrare. A conferma del rischio che l’onda lunga del contagio potrebbe avere gravi ripercussioni sull’economia, sono arrivati i dati della Banca mondiale che ha nettamente abbassato le sue previsioni di crescita per la Cina per quest’anno e per il 2023 a causa di “rischi significativi” legati al Covid, oltreché alla crisi immobiliare.
Già nelle sue precedenti previsioni di giugno, l’istituto era preoccupato per il trend della seconda economia mondiale, allora sotto il giogo dello “zero Covid”: dava al 4,3% la crescita del Pil nel 2022 e all’8,1% nel 2023. Ora la Banca mondiale stima la crescita dell’economia cinese al 2,7% nel 2022 e al 4,3% l’anno prossimo. “Le prospettive di crescita della Cina sono soggette a rischi significativi”, ha affermato l’istituto, citando “l’incerta traiettoria della pandemia”.