Rino Gaetano, 60 anni e una storia (parte 2)

La storia del primo 45 giri di Rino Gaetano, i suoi primi approcci nel mondo musicale romano, il dramma della sua fine

Rino Gaetano, 60 anni e una storia (parte 2)
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Piero Montanari Modifica articolo

31 Maggio 2011 - 18.21


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di Piero Montanari

Rino venne un giorno in questo “cenacolo” artistico in compagnia dell’allora mio caro amico Venditti. Tra di noi si era creata una aura di simpatia e stima e ci frequentavamo spesso, in giro a far danni, o passando insieme le festività natalizie, tra casa mia al Colosseo e la sua a corso Trieste. Aveva appena fatto “Roma Capoccia” per la IT e Antonello iniziava ad avere molto successo.

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Anch’io in quel momento mi affermavo come bassista e come arrangiatore, quindi venne automatico che, una volta avuto l’ok da Vincenzo Micocci per produrre il 45 giri di Rino, Antonello ed io entrassimo in sala di registrazione collaborando insieme.
Ci avvalemmo della consulenza di Aurelio Rossitto, il fonico dello “Studio 38” e proveniente dalla “scuola” dell’RCA e lo coinvolgemmo nella realizzazione dei due brani. Infatti I love you Maryanna/Jacqueline, 45 giri di Kammamuri’s – Rino Gaetano, esce prodotto da RosVeMon, che poi sarebbe l’acronimo di Rossitto-Venditti e Montanari.

Chiamammo a suonare alcuni musicisti, ed il coro delle Babayaga, un gruppo di promettenti ragazze della Rca che all’epoca si prestavano per cantare in molti Lp di artisti in scuderia.
Feci l’arrangiamento dei brani, suonai il basso e le chitarre e Venditti il pianoforte. Antonello portò anche uno zampognaro che veniva per le feste di Natale sotto casa sua e gli facemmo suonare la zampogna, peraltro stonatissima che, se ci fate caso, entra ed esce ogni tanto dall’arrangiamento (molti credono si tratti di un arcaico sintetizzatore).

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C’era un’atmosfera divertita e surriscaldata. Si scherzava e si rideva molto e Rino era straordinariamente naïf e simpatico, come sempre. Sinceramente non sapevo perché si volesse chiamare Kammamuri’s piuttosto che Rino Gaetano, ma doveva essere una delle sue piccole follie.

Rino stette fermo un po’ di tempo per scrivere e riflettere dopo quel primo 45 giri. Non ebbe molto successo nemmeno il seguente Lp “Ingresso Libero” e dovette aspettare il grande colpo di “Ma il cielo è sempre più blu” del 1975 per affermarsi definitivamente. Nel 1978 andò in Messico con Giacomo Tosti, dove la RCA aveva inaugurato i nuovi studi e servivano personaggi noti per reclamizzarli, e ritornò con “Ahi Maria” ed il suo 33 giri mexican-mariachi molto divertente.

Volle fare un tour estivo promozionale l’anno successivo (1979) e mi chiese di entrare nella band. Desiderava tutti musicisti che, in qualche modo, avessero contribuito al suo successo. Alla batteria c’era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga, io al basso e Rino alla chitarra acustica. Riproponemmo praticamente tutti i brani che avevano reso unico Rino, da “Berta Filava” a “Gianna”, “Ma Il Cielo è Sempre più Blu” a “Aida”, da “Mio Fratello è Figlio Unico” a “Nuntereggae Più” a “Spendi Spandi Effendi”.

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Il road manager era Franco Pontecorvo, che poi ho avuto modo di rivedere perché abita vicino a me, sui Castelli Romani.

Rino era un personaggio semplice ed ironico, tenero e spontaneo con una gran voglia di essere in qualche modo “diverso” ed affermare questa diversità con la sua arte, nella quale credeva moltissimo, anche se a me sembrava di una semplicità, eccessiva, quasi disarmante.

Poi capii che questa, l’ironia e il non-senso fecero una mistura esplosiva la cui detonazione è arrivata fino a noi oggi, facendo innamorare della sua musica le generazioni successive.

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Il ritratto tracciato dalla fiction della Rai fa di Rino un depresso e alcolista, cosa vera solo in parte. Gli piaceva bere ma non credo ai livelli che ci hanno raccontato. Ho conosciuto il bravissimo attore che lo ha rappresentato così fedelmente, Claudio Santamaria, ed anche lui sostiene la stessa cosa, e cioè che Rino era godereccio ma non nella maniera distorta rappresentata nel film.

A luglio del 2009 c’è stata una serata celebrativa su di lui al Parco di S. Sebastiano, a Roma dove è intervenuta, oltre a Giancarlo Governi con il suo Ritratto di Rino Gaetano, anche sua sorella Anna ed il gruppo di suo nipote, che fa le cover dei suoi brani. Per l’occasione ho cantato “I love you Maryanna” che, finalmente e grazie alla sorella Anna, ho saputo non fosse dedicata alla marijuana ma alla nonna Marianna alla quale Rino era molto affezionato. (fine II parte)

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