1 maggio, un palco contro gli omicidi bianchi

Lucarelli leggerà un racconto su un rigger morto sul lavoro. La mente a Matteo Armellini, rimasto ucciso mentre allestiva il palco della Pausini. [Checchino Antonini]

1 maggio, un palco contro gli omicidi bianchi
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1 Maggio 2012 - 14.13


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di Checchino Antonini

Accadrà verso sera, il Primo Maggio dal palco del Concertone di San Giovanni, che Carlo Lucarelli leggerà “Il ricordo amaro di un’assenza”, il racconto dello scrittore Stefano Tassinari sulla morte di un “rigger” tratto da “Lavoro vivo”, una raccolta che le Edizioni Alegre hanno appena fatto uscire in collaborazione con la Fiom. «Ho scelto il racconto di Stefano perché è quello con una prosa adatta ad essere letta da un palco – ci spiega Lucarelli – e perché Tassinari è uno degli autori più legati a questa tematica». Il reading sarà una delle risposte all’appello degli amici di Matteo Armellini, ucciso poche settimane fa dal lavoro insicuro mentre allestiva il palco di Laura Pausini a Reggio Calabria. Matteo, come il Richy protagonista del racconto di Tassinari, era un rigger, un operaio che si arrampica. Una delle figure ricorrenti nel paesaggio di lavori atipici che sta dietro un concerto.

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«Durante la vostra esibizione centinaia di migliaia di persone guarderanno verso il palco senza vedere ciò che è “dietro” lo spettacolo – hanno scritto agli artisti scelti per il concertone gli amici del trentunenne romano – ci piacerebbe ricordare che anche questo palco voluto dai sindacati, sia frutto, come tutti gli altri, del lavoro invisibile di molte decine di persone alle quali questo sistema produttivo non riconosce, nella realtà dei fatti, diritti ormai considerati fondamentali. Vi chiediamo espressamente di usare il potere che forse non sapete di avere: il potere di riappropriarvi della possibilità di una scelta etica, cambiando modello di business, selezionando con cura e in base a precise garanzie le aziende e le strutture a cui affidarvi, vigilando e tutelando le parti più deboli di questo processo. In particolare vi invitiamo a fermare la megalomania faraonica delle produzioni, garantendo ritmi lavorativi e turni più umani».

Un appello tutt’altro che retorico visto che, nei giorni scorsi, un’ispezione dei carabinieri al palco di S.Giovanni ha fruttato otto denunce e 43mila euro di multa per le violazioni alla 626 da parte delle otto ditte responsabili dei lavori, sei delle quali impegnate nel montaggio dei tre palchi mobili e altre due nelle operazioni di facchinaggio. Per gli organizzatori del megaevento si tratterebbe di irregolarità «fisiologiche per un cantiere di tali dimensioni, con 180 lavoratori regolarmente contrattualizzati».
“Lavoro vivo” nasce da un’idea della Fiom di Bologna di parlare del lavoro attraverso l’immaginazione di dieci autori di qualità: Gianfranco Bettin, Giuseppe Ciarallo, Maria Rosa Cutrufelli, Angelo Ferracuti, Marcello Fois, Milena Magnani, Giampiero Rigosi, Massimo Vaggi, accanto allo stesso Lucarelli e a Tassinari.

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Si tratta di dieci storie molto diverse tra loro in cui il tema della sicurezza e delle morti sul lavoro ricorre spesso come sintomo di una lettura tragica della condizione lavorativa. Ma emergono in forme originali anche la narrazione del lavoro migrante e la sua presenza pervasiva nell’economia italiana, il ricordo del lavoro di inizio Novecento, con la tragedia che ha dato vita all’8 marzo, il confronto crudo e diretto con la figura simbolica del “padrone”, lo spettro dell’amianto, la precarietà come fonte di ricatto. Dieci racconti che spezzano il silenzio sul lavoro reale. «Qualcosa che ti arriva addosso violento come un pugno nello stomaco, qualcosa che però, subito dopo, passato il dolore iniziale, si trasforma», si legge nella postfazione di Bruno Papignani, segretario Fiom di Bologna.

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