Festa della donna, già il nome è sbagliato

L'editoriale dell'8 marzo, una giornata del ricordo, un momento per meditare. [Claudia Sarritzu]

Festa della donna, già il nome è sbagliato
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8 Marzo 2013 - 19.10


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Oggi non è un giorno di festa, è una giornata di commemorazione. Chi sa se a scuola la spiegano questa piccola cosa, che non c’è tanto da festeggiare, ma da meditare e prendere coscienza? Perché se a casa, non lo si dice ai ragazzi, che questa non è una ricorrenza come: San Valentino, la festa della mamma, del papà, dei nonni, almeno gli insegnanti lo dovrebbero fare, perché se no, si cresce con una visione distorta del mondo, e perché voglio credere che se fai l’insegnante, ed è certo non lo scegli per il compenso, ci sia dietro quell’utopico ma essenziale desiderio di voler cambiare il mondo.
La donna non è una categoria dentro un universo fatto di altri (come gli innamorati, i padri, le madri i nonni) da festeggiare una volta all’anno. La donna è parte di questo universo, addirittura più del 50%, e non si festeggia l’8 marzo. L’8 marzo ci si vergogna, si ricordano le donne morte, uccise: dal lavoro, dalle leggi sbagliate di uno stato, da una religione maschilista, dai mariti, padri, amici, fratelli. Le donne muoiono spesso per mano di un uomo, anche quando sopravvivono di poco a un marito buono, si scrive che spirano di dolore, di crepa cuore. La figura femminile è rimasta quella di una costola, e dovrebbero essere proprio, le tante insegnanti donna di questo Paese, a sradicare questa visione storta dell’umanità.

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Se fossi una professoressa di lettere a marzo (se vogliamo restare incastrati nel patetico calendario) farei leggere il libro di Riccardo Iacona “ Se questi sono gli uomini”. La prima vera lettura maschile a una strage silente di donne, consumata tra le accoglienti mura di casa, dai “meno sconosciuti” uomini che ci accompagnano nella nostra esistenza. In quel nucleo familiare fatto di “Uomo e Donna”, quella figura di famiglia “giusta” che ci viene inculcata scomodando una Costituzione che neppure ne parla di sessi diversi.

Uccise per amore. No! Uccise perché alcuni ragazzi mentre crescevano, si sono fatti, alti, magri, grassi, hanno imparato a leggere, scrivere, fare di conto, chi si è addirittura laureato, ma non hanno imparato che l’amore è dare la vita non toglierla. Che l’amore è libertà, non prigione, è condivisione non possesso.
Farei leggere un libro che da sud a nord ci spiega quanto gli stereotipi, sui quartieri popolari e l’istruzione scolastica, se hai letto o no i Promessi sposi, cambi qualcosa. La cultura dei libri non è servita al marito di Dina Dore (dentista), la cultura dello sport non è servita a Oscar Pistorius.
Per rispettare le donne servono esempi di normalità, di uguaglianza sostanziale, non un titolo di studio. Purtroppo per noi non basta.

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Noi donne dovremmo volerci più bene, dovremmo scappare alla prima umiliazione, dovremmo ricordarci di noi più spesso, non solo l’8marzo, festeggiamoci ogni giorno, scegliendoci gli uomini che ci fanno bene, crescendo dei ragazzi più sani, accettando che se una storia è sbagliata, punto, dobbiamo capirlo prima sia troppo tardi.

Vi auguro non un buon 8 marzo, ma una buona vita fatta di rispetto e amore sano.

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