Il giudice: eiaculare sui vestiti indossati da una donna non è violenza sessuale

Il caso di un uomo che si è masturbato su un autobus accanto a una signora insudiciandola. Per il gip è solo un "atto osceno"

Violenza sulle donne
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1 Agosto 2017 - 17.28


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Una sentenza davvero discutibile e che, forse, deve stimolare il Parlamento a chiarire meglio cosa sia violenza sessuale o no, riducendo i margini di interpretazione: masturbarsi in autobus, eiaculando sugli abiti della donna oggetto dei propri desideri, ma senza toccarla, è «un mero atto osceno» e non si qualifica come violenza sessuale. Lo scrive il giudice d’indagine preliminare (gip) di Torino, una donna, Alessandra Cecchelli, che ha respinto la richiesta della custodia cautelare in carcere avanzata dal pubblico ministero (pm) Andrea Padalino per un marocchino immortalato dalle telecamere di sicurezza di un autobus.

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Nel filmato si vede l’uomo masturbarsi vicino ad una giovane passeggera, che seduta guarda fuori dal finestrino. La ragazza si accorge di avere gli abiti sporchi quando l’uomo è già sceso. «Nel racconto della donna – si legge nell’ordinanza – non sono presenti elementi per confermare che lo sfregamento masturbatorio ipotizzato sia stato effettuato in appoggio alla gamba della donna». Quindi, continua il giudice, «appare difficile qualificare il gesto come violenza sessuale e non piuttosto come mero atto osceno».
Con tutto il rispetto per la magistratura c’è da dire che la sentenza è abbastanza generosa: non è una violenza quello che è accaduto? Non c’è stato solo un atto di esibizionismo, ma un vero e proprio oltraggio alla donna che si è vista insudiciata in tal maniera. Ad ogni modo il Parlamento è padrone, se vuole, di allargare anche a questa fattispecie il resto di violenza sessuale.

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