di Tancredi Omodei
“Per me Gessica è stata fatta sparire da chi controlla il traffico di cocaina, gente che opera tra Favara e Liegi…”.
Ad anno dalla misteriosa scomparsa di Gessica Lattuca, madre di 4 figli, con un legame in frantumi a meno di 30 anni, il padre della ragazza fece sua una delle piste battute in quei 12 mesi per recuperare almeno una traccia, una sola traccia di Gessica. E lo fece spiazzando lo stesso legale della famiglia: “Se padre di Gessica sa qualcosa che non ha detto neanche a me, vada dalle autorità giudiziarie e dica quel che sa…”.
A quasi due anni da una scomparsa circondata dal mistero più fitto, con mille ipotesi che hanno reso difficile la strada verso la verità, oggi la cronaca offre qualche interessante spunto, qualche elemento da verificare. Il suggerimento viene dall’operazione antidroga che oggi nella Favara di Gessica ha scoperto un traffico di droga nel quale, vedi caso, avevano un ruolo centrale due donne.
Indagini lunghe due anni; due anni come per le ricerche di Gessica. Nei dettagli dell’operazione di oggi non un riferimento alla vicenda di Gessica, ma incuriosisce un fatto. Nella tracce lasciate su un telefonino da chi è stato coinvolto nell’operazione, si parla di “panini” intendendo la fornitura di droga.
Curiosamente, passando dall’operazione antidroga di oggi alle indagini su Gessica la parola”panini” torna in una intercettazione tra un uomo e un’amica della giovane donna scomparsa. Intercettazione ricostruita da Quarto Grado in tv nel novembre del 2018. In studio, ospite, Serena, un’amica di Gessica.
All’epoca l’ipotesi più accreditata era che Gessica, come Serena, fosse stata risucchiata in un giro di prostituzione. E anche quel riferimento a “panini” nel corso della trasmissione era stato letto in questo quadro. Forse, alla luce del coperchio sollevato oggi ul giro di droga si potrebbe procedere con una diversa lettura della scomparsa di Gessica. E con qualche nuovo punto di riferimento. Due cose sono certe: a Favara gira tanta droga, e l’asse criminale Favara-Liegi è caldissimo, con diversi delitti, agguati e, anche qui, tanta droga. A testimoniarlo, in ultimo, il ritrovamento di un micidiale kalashnkov nelle campagne attorno a Favara.
E il papà di Gessica, come abbiamo letto, si lasciò scappare l’ipotesi che dietro il mistero della figlia potesse esserci – diciamo -un “incidente di percorso” sull’asse mortale Sicilia-Belgio: “Per me Gessica è stata fatta sparire da chi controlla il traffico di cocaina, gente che opera tra Favara e Liegi…”. Intervistato da Agrigentonotizie, arrivò ad ipotizzare che Gessica fosse stata utilizzata come corriere: “Io ero in carcere – ricordava – ma dal carcere ho saputo che Gessica tre, 4 anni addietro è andata più volte a Liegi…Magari è rimasta stritolata da un gioco più grande…Vittima di uno sgarro…Un debito non pagato…E lei ha pagato per altri…”. Viaggi non rischiosissimi, su uno dei tanti autobus che collegano la Sicilia col Belgio. Per emigrati di ieri, per nuovi migranti, e non solo.
Per la famiglia, quella maledetta sera del 12 agosto del 2018 Gessica non ebbe un incontro casuale, Gessica cadde in un tranello: forse volevano solo farla parlare, forse farla sparire e basta. “Per me Gessica è morta tra le dieci e le undici di quella stessa sera …”, disse con una sorprendente sicurezza il padre della ragazza. Come se sapesse, come se gli fosse arrivata una voce. A quasi due anni dalla scomparsa, in una Favara apparentemente muta, di voci ce ne sono state tante, troppe, alcune solo per depistare.
Dietro tanto buio fitto, giri che richiedono il silenzio, la punizione di chi minaccia il silenzio. Gessica, seppure con alle spalle una lunga vita difficile, restava una ragazza con tante ingenuità, forse una di queste le è stata fatale. Ci sono traffici che non perdonano, soprattutto se traffici su cui la mafia non può non avere voce in capitolo.
Argomenti: femminicidio