In questi giorni il sole picchia, la temperatura supera anche i 40 gradi. Se in inverno la strada che da Agrigento porta al Villaggio Mosè, una frazione della città dove vivono diecimila persone e dove ci sono tante attività commerciali, negozi, capannoni; se in inverno è una strada possibile da fare anche a piedi, se è necessario, in estate e in questi giorni, i più caldi dell’estate, è una prova durissima.
Anche per lui, ragazzo africano, che di difficoltà ne ha visto tante, troppe.
Da quando è arrivato, vive ad Agrigento, in una antica strada del centro storico, in via Bac Bac, ed ha trovato lavoro al Villaggio Mosè. Lavora fino alle due di notte e gli orari dei bus, già scomodi per tutti noi, lo sono ancor più per lui.
Immaginate di notte, non esistono. E poi, tre, quattro euro al giorno, se sono poca cosa per noi, sono tanto per lui. Così, ogni giorno, il ragazzo, il pomeriggio, va a piedi da Agrigento al Villaggio Mosè, e viceversa a notte fonda, magari incrociato dalle auto che cominciano a rientrare dalla movida al mare. Diversi chilometri, attraversando la Valle dei Templi. Il ritorno in città è una salita impegnativa. Tanti lo incrociano, pochi si chiedono. Uno come tanti. Uno dei troppi, continua a dire qualcuno, anche quelli che iniziano a scrivere dicendo “Io non sono razzista, ma…”, odioso incipit.
Ora ad Agrigento, per iniziativa di Mario si sta provando a recuperare una bici elettrica da regalare al ragazzo africano. Solo con quella – e con qualche rischio se chi rientra dalla movida ha alzato il gomito – su Faceboock è iniziato un generoso tam tam.
“Se qualcuno ha una bici elettrica, anche a buon prezzo… Voglio comprarla di seconda mano, funzionante, per un’opera di bene, regalarla ad un ragazzo di colore…”, scrive Mario sulla sua pagina. Naturalmente, tristezza dei nostri giorni, c’è anche chi coglie anche questa occasione per interventi intrisi di ignoranza, razzismo e cinica cattiveria. E c’è chi, alla battuta razzista, divertito, mette la faccina che ride, per condividere la cattiveria. Fortuna che gran parte dei commenti è di persone che in un modo e nell’altro vogliono aiutare il ragazzo senza bici.
Io l’ho incontrato il ragazzo, l’avevo notato. Due, tre, quattro volte lungo quel percorso, non poteva essere un caso. Testa china, maglia bianca (forse per essere visibile, la notte) solo coi suoi pensieri, forse a ritenersi già fortunato per quel lavoro, seppure difficile. Ma la vita è così, già tanto che si è vivi e non in fondo al mare come tanti altri fratelli e sorelle che non ce l’hanno fatta. E mentre nei commenti uno strilla dicendosi minacciato dall’invasione, magari mentre è alla tastiera sotto l’ombrellone sorseggiando un’aranciata, altri si fanno avanti, chiedono come aiutare concretamente il ragazzo senza bici.
La risposta: rivolgersi a don Sergio Bonvissuto della Chiesa Parrocchiale di San Michele alla “Batiola”, via San Girolamo 1, Agrigento. Telefono 092224867.
Caro ragazzo, la vita ti ha già insegnato a pedalare, andrai lontano.
Quel ragazzo africano della Valle dei Templi: una bici per aiutarlo a lavorare
Vive ad Agrigento, in una antica strada del centro storico ha trovato lavoro al Villaggio Mosè dustante diversi chilometri: lavora fino alle due di notte e gli orari dei bus sono scomodi
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Onofrio Dispenza Modifica articolo
2 Agosto 2020 - 15.49
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