"Hai la febbre? Prendi la Tachipirina all'imbarco". Così la Sardegna si è ritrovata Covid

Rotta dei rampolli della Roma bene in Costa Smeralda (tutti già in fuga), resort di lusso per chi da Santo Stefano scappa ad Olbia, follie in Gallura. E una Regione che prima batte il pugno ma poi cede

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22 Agosto 2020 - 08.57


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Adesso è panico. A Panarea, a Ponza. Al Circeo. Ad Ansedonia, all’Argentario dove i rampolli delle famiglie bene romane sono ritornati di gran carriera dopo la notte in discoteca a Porto Rotondo, Costa Smeralda, Sardegna. 
Distanziamento sociale, dunque, e in questo caso il termine è esatto. Tutti giovani, tutti figli di, quasi tutti di Roma Nord, i ragazzi e le ragazze di Piazza Euclide, di Ponte Milvio, di Piazza Cavour, tutti già tamponati, magari di gran carriera dall’amico professore o all’ospedale più vicino: Orbetello, Grosseto, Civitavecchia. Quelli che il virus se lo sono presi smaltiscono i postumi nella villa di famiglia vista mare in Toscana. Con un pochino di senso di colpa una contagiata, anni 17, dice a Repubblica. “Non stavo bene, ci sono andata lo stesso. Mai usato la mascherina. Una cazzata”. Chi il tampone non l’ha fatto, aspetta il camper della Regione Toscana nella piazzetta di Porto Ercole. Arriva di sabato notte, risultati coperti da anonimato. Gratis. Così la paghetta si può spendere senza problemi per una “punta” a Capalbio.
Distanziamento sociale, chiamiamolo pure di ceto o di classe, insomma. Quello che è accaduto è chiaro. I “giovanotti de ‘sta Roma bella”, gli untorelli, sono andati in gruppo in Sardegna, sono tornati, e hanno girato mezza Italia senza regole, senza problemi. Tutti a ballare come sul Titanic mentre la nave Italia beccheggia pericolosamente. Tutelati, tronfi, oggettivamente distanti da chi non può permettersi né cure, né vacanze. Veramente colpisce l’arroganza non dei “pischelli” che hanno la testa leggera, come tutti quando avevamo 20 anni, ma delle loro famiglie.  Che hanno permesso, coperto, sostenuto le idiozie dei loro “pargoli”.
Sardegna quindi. La Sardegna di Briatore non è quella vera, non lo è mai stata,  ma rischia di somigliarle un po’ in virtù del gioco dell’economia più importante della salute. Vediamo.
Il 14 marzo 2020 il governatore Solinas, già segretario di quanto è rimasto del Partito Sardo d’azione oramai costola della Lega,  decreta lo stop degli arrivi. Fino al 25 marzo la Sardegna, a parte le merci, è davvero Isola ed è Covid-free. Seguono parole di fuoco con il sindaco di Milano. Rabbia, dichiarazioni, qualcuno tifa per la guerra tra Lombardia e Sardinia Natzione. Che però non ci sarà. Va detto che la Sardegna di Solinas ci ha provato a pretendere certificati di negatività al Covid-19 per i turisti in ingresso. E’ bastato, però,  lo spauracchio della incostituzionalità della proposta (e qualche conto in tasca)  per fare affogare i buoni propositi tra i nidi dei fenicotteri.  E infatti ce ne passa tra il niet del governo centrale e la possibilità  di dotarsi almeno, in terra sarda, di precauzioni ai porti o negli scali aeroportuali. Cosa che, appunto, non accade. 

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E infatti dal 2 giugno per brindare con il mirto davanti al mare tra i più belli del mondo basta un’autocertificazione – Bene Bius (benvenuti) – scaricabile  dal sito della Regione Sardegna. La procedura è perfettamente inutile con un Qr code da presentare all’imbarco. Un giochetto da ragazzi. E i ragazzi, ma non solo, se la giocano. Sbarcano dagli aerei e dalle navi a frotte. L’Isola tira un sospiro perché i soldi tornano a girare. 
Il 7 giugno scatta l’allerta della Regione Sardegna ma riguarda solo i visitatori provenienti da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. Ma i contagiati veri arrivano, guarda un po’ dall’Italia, il detestato Continente. Ci sarebbe  da fare i conti, ora, con questa idea antica, un tempo perfino gloriosa, d’Indipendenza, ma davvero, mica a chiacchiere. Scegliere. Si può, ce la può fare la Sardinia che sui muri di Cagliari proclama che qui  “non es Italia” ma di fatto ha venduto le sue coste, i suoi gioielli, ai migliori offerenti  stranieri? 

Nell’isoletta di Santo Stefano, arcipelago della Maddalena, resort  della multinazionale del turismo Uvet, 200 euro a notte se si trova l’occasione,  è esplosa perfino la rabbia degli ospiti costretti a permanere nel Paradiso terrestre  dopo un caso di Covid-19. Qualcuno ha provato la fuga verso Olbia, altri sono stati colti da grandi crisi di nervi, panico e tensione nonostante 26 contagiati tra il personale. Poi dopo urla, minacce di denuncia, tamponi velocissimi e scene isteriche tutti a casa.
Fine.

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In Gallura, spiagge da sogno, una testimone (accertata) riferisce di una telefonata  sotto l’ombrellone della vacanziera del Nord alla madre. Due figli 20enni in acqua. “Ora nuotano e stanno bene, mamma, meno male. L’altro ieri Claudia (nome di fantasia) aveva oltre 37 e mezzo, e Giulio (nome di fantasia) quasi 38. Li ho riempiti di Tachipirina. E anche Marcella (nome di fantasia) che stava imbarcandosi a Civitavecchia aveva la febbre, pensa tu. Ma l’ho messa in allarme io. Le ho detto che ci sta il termoscanner, di prendersi l’antipiretico, sennò non passava l’imbarco. Andato tutto bene. Li ha gabbati a Civitavecchia!”.

Così vanno le cose in questa estate 2020 di furbetti, di ricchi, di paraculi e di regole anti virus bellamente aggirate. A dispetto di 34.427 morti.

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