Strage del Mottarone: per il gip l'unico responsabile è Tadini, gli altri liberi

Il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici non ha convalidato il fermo del gestore Nerini e del direttore di esercizio Perocchio. Il capo servizio li ha coinvolti per alleggerire le sue responsabilità

Funivia sul Mottarone
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30 Maggio 2021 - 08.35


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Una motivazione netta: applicare la misura cautelare del carcere “la totale mancanza di indizi che non siano mere, anche suggestive supposizioni”.

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Lo scrive il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici nell’ordinanza con cui non ha convalidato il fermo e ha rimesso in libertà i due indagati che devono rispondere, tra i vari reati, di omicidio colposo plurimo per la morte di 14 persone avvenuta esattamente una settimana fa.  Il giudice ritiene che “nulla è stato aggiunto al quadro esistente al momento della richiesta e che, al contrario il già scarno quadro indiziario sia stato ancor più indebolito”.
Tradotto i pochi elementi portati dalla procura per far scattare il fermo si sono sgretolati di fronte ad altre testimonianze rendendo Gabriele Tadini, il capo servizio dell’impianto e grande accusatore, non credibile contro Nerini e Perocchio.  

Il gip non crede alle accuse di Tadini

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“Tadini sapeva perfettamente che il suo gesto scellerato (bloccare i freni sulla cabina, ndr) aveva provocato la morte di 14 persone, Tadini sapeva che sarebbe stato chiamato a rispondere, anche e soprattutto in termini civili del disastro causato in termini di perdita di vite umane. Allora perché non condividere questo immane peso, anche economico, con le uniche due persone che avrebbero avuto la possibilità di sostenere un risarcimento danni?”. 

Per il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici, il capo servizio della funivia del Mottarone non è un testimone attendibile ma è un indagato mosso da un interesse, ossia incolpare il gestore dell’impianto Luigi Nerini e l’ingegnere Enrico Perocchio direttore di esercizio per poter evitare in parte le conseguenze di quanto confessato al procuratore capo Olimpia Bossi e al pm Laura Carreri. 

 “Tadi sapeva benissimo che chiamando in correità i soggetti forti del gruppo il suo profilo di responsabilità se non escluso sarebbe stato attenuato” si spiega nell’ordinanza dal giudice che non ritiene convincente la motivazione economica fornita da Tadini contro Nerini e Perocchio. 

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Quest’ultimo è dipendente della Leitner, percepisce 127 mila euro l’anno per la manutenzione dell’impianto del Mottarone, “perché avrebbe dovuto rifiutare di intervenire per la manutenzione?

La Leitner aveva tutto da perdere dal malfunzionamento della funivia” e Perocchio da perdere in termini di “professionalità e manutenzione”.  

 Per il giudice – che non convalidato il fermo di Nerini e Perocchio e ha deciso i domiciliari per Tadini – non è ipotizzabile che per non fare un intervento di manutenzione, il terzo era già in programma se non ci fosse stata la tragedia, la Leitner abbia corso un rischio così grande. Anche ipotizzare che il gestore Nerini abbia fatto pressione a Tadini per lasciare l’impianto aperto e non perdere gli incassi appare “non convincente”, visto che il mese di maggio è bassa stagione e “sarebbe stato sicuramente questo il momento per sospendere qualche giorno il servizio per provvedere alla manutenzione e risolvere definitamente il problema”, conclude il giudice.  

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