Parla il compagno dell'operaia morta nel modenese: "Alla bimba ho detto che la mamma è andata in cielo"

Manuele Altiero racconta i progetti che aveva con Laila El Harim, 40enne morta mentre lavorava in un'azienda di imballaggi. E denuncia

Leila El Haram
Leila El Haram
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5 Agosto 2021 - 10.22


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Chiede giustizia e parla dei sogni futuri infranti, dopo una morte che forse si poteva evitare.

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“Non si può morire così, credo che si debba andare oltre al senso dell’inchiesta. Non deve succedere mai più”.

A parlare è Manuele Altiero, compagno di Laila El Harim, 40enne deceduta martedì mentre lavorava nell’azienda d’imballaggi Bombonette di Camposanto (Modena). Che racconta i sogni infranti, la telefonata ricevuta, il modo in cui ha detto alla figlia che la mamma non c’è più.

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Una telefonata e ho capito tutto  – Martedì alla 9 di mattina, Manuele Altiero riceve la telefonata che cambia la sua vita. Una chiamata ricevuta da “Un mio ex datore di lavoro, socio dell’impresa dove un paio di mesi fa era stata assunta Laila. Non è riuscito a dirmelo chiaramente” spiega il 39enne, anche lui operaio.

“Ma io ho capito tutto” taglia corto. Poi la corsa verso la sede della Bombonette, l’azienda di imballaggi dove Laila ha perso la vita, incastrata in una fustellatrice.

Il matrimonio e il sogno di una casa al mare – Manuele e Laila si erano conosciuti dieci anni fa sul posto di lavoro. Da allora non si sono più lasciati. Stavano pianificando le nozze per il prossimo giugno in Puglia, terra d’origine del padre di Manuele.

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“Il mese scorso le avevo regalato l’anello” racconta l’operaio. Nozze che avrebbero festeggiato insieme a Rania, la bimba di 5 anni nata dal loro amore. E con la quale sognavano di coronare un sogno: comprare una casa al mare. Ma progetti e sogni sono finiti con la vita di Laila in quella fustellatrice.

La mamma è in cielo – E’ stato proprio Manuele a dire alla sua bambina che la mamma è morta: “Ha preso una botta forte, è andata in cielo” ha detto alla piccola. Abbracciandola forte e a lungo. 

Quel nuovo lavoro e gli straordinari – Alla Bombonette Laila lavorava solo da due mesi. Secondo quanto raccontato dal compagno, i proprietari, la famiglia Setti, “l’hanno fortemente voluta sapendo quanto fosse brava con quel macchinario. Lavorava più del previsto, a volte anche 11 ore. Le dicevano “Siamo in ritardo, puoi fare qualcosa di più?'”. E lei non si tirava indietro. Ma c’è un ma.

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I problemi con quella fustellatrice – “Le macchine devono funzionare come si deve. La sicurezza viene prima. Ogni giorno attorno a quella fustellatrice c’era un elettricista, c’erano dei problemi” sottolinea Manuele Altiero. Che chiede l’intervento delle autorità e della politica per capire le dinamiche dell’incidente. “Non si può morire sul lavoro, non deve succedere più”.

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