Retroscena: il paziente uno di Codogno fu indagato per epidemia colposa

Mattia Maestri era accusato di non aver condiviso coi medici informazioni importanti per la pandemia. L'accusa è stata archiviata

Mattia Maestri
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28 Ottobre 2021 - 17.27


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La cosa non era nota ai più ma Mattia Maestri, più noto come il ‘paziente 1’, il primo italiano che fu trovato ufficialmente positivo al Covid la mattina del 21 febbraio 2020 a Codogno, in Lombardia, è rimasto per un anno e mezzo sotto indagine per epidemia colposa. L’indagine, portata avanti dalla procura di Lodi, era scattata dopo il ricovero del 39enne all’ospedale della cittadina della Bassa Lodigiana. Secondo l’accusa formulata dai magistrati di Lodi, il paziente uno avrebbe omesso di riferire al personale sanitario informazioni rilevanti relative al contagio. Ma dagli accertamenti investigativi condotti dai pm non sono emersi profili penalmente rilevanti a carico del 39enne
di Codogno. Da qui la richiesta di archiviazione accolta oggi dal gip.
“Siamo molto soddisfatti, l’indagine ha rappresentato una notevole fonte di disagio per Mattia. L’archiviazione del fascicolo è per lui una grande liberazione da un peso enorme che lo ha coinvolto direttamente insieme a tutta la sua famiglia”, riferisce il suo difensore, l’avvocato Angela Maria Odescalchi.
Tra gli altri atti di indagine era finita anche una consulenza di parte della difesa, firmata dal virologo dell’ospedale San Matteo di Pavia, Raffaele Bruno, secondo cui a febbraio 2020 il Covid circolava già da parecchio tempo e perciò il paziente uno non ha nessuna responsabilità sulla diffusione del contagio.

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