Enrico Letta: "Il Pd non intende chiudere gli occhi sul fenomeno dell'astensione"

Lo dice il segretario del Pd Enrico Letta in un intervento sul Messaggero, rispondendo a un editoriale di Romano Prodi.

Enrico Letta: "Il Pd non intende chiudere gli occhi sul fenomeno dell'astensione"
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4 Luglio 2022 - 10.36


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Tutto bene? In parte: nessuna omissione, «dopo la recente vittoria alle amministrative, l’ultima cosa che intende fare il Pd è chiudere gli occhi o sorvolare sul fenomeno astensione». Lo dice il segretario del Pd Enrico Letta in un intervento sul Messaggero, rispondendo a un editoriale di Romano Prodi.

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«La disaffezione dei cittadini e la scarsa partecipazione al voto sono evidentemente sintomi di un male più grave e invalidante per la nostra democrazia. Un male peraltro non solo italiano, come da ultimo le legislative francesi hanno confermato», spiega. Ci sono inoltre «i contraccolpi economici e sociali della guerra che incombono sulle nostre comunità. A queste conseguenze la politica, e in particolare il governo Draghi che con convinzione sosteniamo, deve rispondere con efficacia, subito. C’è l’inflazione, che è la tassa più iniqua, ai livelli massimi da quando esiste l’euro. E c’è una società fragile su cui tutto questo si abbatte dopo anni di incremento incontrollato delle disuguaglianze. Molti passi nella giusta direzione sono stati compiuti dal governo. Ma sappiamo che nei prossimi mesi dovremo fare di più».

Per Letta servono «coraggio e ambizione per consegnare ai cittadini strumenti ancora più efficaci per combattere il caro vita, a partire da salari più equi e bollette meno costose». È necessario inoltre «un impegno straordinario per stimolare l’interesse, restituire la fiducia, accompagnare una riscoperta della partecipazione in una dimensione pubblica». 

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Presumere «che chi non vota dopotutto sia ininfluente, non conti, sarebbe un errore capitale». Da come si gestiranno i prossimi mesi «dipenderanno la qualità della vita di milioni di famiglie – sottolinea – e contemporaneamente l’esito delle elezioni del 2023 e il futuro dell’Italia del successivo quinquennio». 

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