Sinistra e destra di fronte alla speranza: riflessione partendo dal saggio di Norberto Bobbio

Sinistra e Destra non sono più soltanto dimensioni spaziali, e la loro contrapposizione inconciliabile si declina anche a livello temporale.

Sinistra e destra di fronte alla speranza: riflessione partendo dal saggio di Norberto Bobbio
Norberto Bobbio
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Antonio Rinaldis Modifica articolo

1 Marzo 2024 - 01.39


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Alla fine del secolo scorso Norberto Bobbio scrisse Destra e Sinistra, un pamphlet che avrebbe segnato in maniera preponderante il dibattito politico, segnalando in maniera cartesiana la differenza tra queste due opzioni politiche, in particolare per quello che riguardava il tema dell’uguaglianza. La tesi di Bobbio è nota: Destra e Sinistra pensano in maniera differente l’uguaglianza, perché per la Sinistra, anche se è evidente che gli uomini non sono uguali, è compito della politica renderli meno disuguali, mentre per la Destra la disuguaglianza è la risultante inevitabile della competizione sociale ed economica, ed è collegata al concetto di libertà individuale.

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Il mondo che è scaturito dal crollo dei sistemi dei socialismi autoritari di Stato ha privilegiato il concetto di libertà a discapito di quello, apparentemente opposto, di giustizia, ed ha moltiplicato le disuguaglianze, in tutte le possibili declinazioni, sociali, economiche, di genere, di etnia, di provenienza. Il risultato è un mondo più insicuro e squilibrato, in cui la differenza tra ricchi e poveri, tra protetti e tutelati e paria senza diritti si è allargata a dismisura, creando una minoranza di privilegiati sempre più inserrati nelle cittadelle fortificate del benessere, che si difendono da una massa di diseredati che cerca l’occasione per liberarsi dalla miseria e dalla morte. 

Posto che il criterio di Bobbio resta tutt’ora valido, si potrebbe immaginare di aggiungere una ulteriore distinzione tra il campo della Sinistra e quello della Destra, che potrebbe riflettere l’attuale momento storico, perché appare del tutto incontestabile che, anche se il capitalismo liberista ha stravinto la sua guerra contro il capitalismo di Stato, siamo molto lontani dalla fine della storia, come aveva ingenuamente profetizzato il politologo americano George Fukuyama in suo celebre saggio scritto alla fine del precedente millennio. Il mondo occidentale, vittorioso, è attanagliato dalla paura, avvinto nelle spire di una crisi di cui non si vede la soluzione. La paura domina lo scenario e le forze politiche che la agitano e la alimentano sono quelle che ottengono maggiori consensi presso le popolazioni europee. 

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La Destra, nelle sue sfumature più radicalmente razziste, xenofobe e autoritarie incarna perfettamente il sentimento dominante; una paura che invade ogni ambito dell’esperienza umana, e che si accompagna a una chiusura sempre più marcata dell’orizzonte della speranza. 

In questo mondo sempre più chiuso è ancora possibile pensare la Speranza?

A questo proposito non è fuori luogo rileggere alcune delle pagine di uno studio voluminoso del filosofo tedesco Ernest Bloch che negli anni ‘50 scrisse Il principio speranza, un libro profetico, che aveva l’ambizione di unire la tradizione marxista con l’escatologia ebraica. “L’uomo è colui che ha ancora molto davanti a sé”, scriveva Bloch, e aggiungeva che “ogni frontiera viene superata dall’attività trasformativa dell’uomo.” La dimensione fondamentale dell’uomo è il futuro, e la speranza lo conduce nel corso della sua storia, che è continua trasformazione. La visione utopica è essenziale, perché spinge verso una realtà nuova, ancora inaccessibile, ma necessaria. C’è una mancanza, un “non ancora” in ogni essere umano e nella Storia, ed è per rimediare a questo oscuro sentimento di imperfezione che si creano i presupposti per quell’utopia concreta che è la piena realizzazione dell’umanità, anche e soprattutto in termini pratici. Se “l’uomo è un tentativo non ancora riuscito esso è un tentativo che non può fallire”, conclude Bloch.

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Il principio speranza di Bloch induce all’ottimismo della volontà di fronte al pessimismo della ragione.  Ma non solo. 

In questi anni difficili è perso che lo slogan di Margaret Thatcher, TINA, fosse una sentenza definitiva. There is no alternative è sembrata una sentenza definitiva che aveva spento quel sole dell’avvenire che aveva nutrito generazioni novecentesche, ma è proprio nel momento più cupo che occorre ritrovare la forza per il riscatto. Alla vigilia delle prossime elezioni europee il vecchio continente è attraversato da fermenti nostalgici e reazionari, alimentati da quel fenomeno epocale che chiamiamo immigrazione, e che nella propaganda delle Destre neo reazionarie viene agitato come invasione, sostituzione etnica. Alla base dell’ideologia delle Destre europee c’è un sentimento di disperazione che è la conseguenza della incapacità di comprendere il mondo contemporaneo e le sue trasformazioni. Di fronte al pericolo di nuove pulsioni securitarie, la Sinistra europea deve rimettere in piedi la Speranza e un’idea convincente di futuro, che sia promettente, lontano dalle tentazioni passatiste, che non trovano alcuna corrispondenza nei movimenti della Storia. 

Sinistra e Destra non sono più soltanto dimensioni spaziali, e la loro contrapposizione inconciliabile si declina anche a livello temporale. La Destra rimpiange nostalgicamente un Passato composto da Identità che negano altre identità, Patrie che escludono altre patrie, una Religione dogmatica che combatte tutte le altre fedi, la difesa gelosa dei privilegi di una piccola parte di mondo contro il resto del mondo. La Sinistra accetta la sfida del cambiamento e non lo subisce, ma lo vuole guidare verso un mondo multicolore, giusto, inclusivo, connesso alle reti della solidarietà e del rispetto degli uomini e della natura. 

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