Alice Galbiati, sindaca di Cantù in provincia di Como, è stata condannata dal Tar a pagare le spese legali per un totale di 500 euro, dopo aver negato lo svolgimento della festa pubblica del Ramadan in un capannone industriale della periferia della città. L’associazione culturale Assalam aveva presentato ricorso dopo la decisione della prima cittadina.
“Il diniego è illegittimo perché prevale il diritto di culto, ma l’amministrazione continua a negarlo”, aveva sottolineato l’avvocato del centro islamico. La sentenza è stata emessa a marzo, ma l’obbligo del pagamento degli oneri legali è arrivato ora. Le celebrazioni musulmano del digiuno sacro si sono quindi regolarmente svolte fino all’8 aprile.
“Nella comparazione degli opposti interessi, appare prevalente quello al libero esercizio dell’attività di culto rispetto a quello legato all’accertamento della compatibilità urbanistica del temporaneo mutamento di destinazione d’uso dell’immobile”, si legge nel pronunciamento.
Semmai dall’Amministrazione comunale avrebbero dovuto intervenire dopo aver riscontrato eventuali violazioni, compresa quella relativa al numero massimo di 99 persone che possono essere accolte contemporaneamente nel capannone trasformato in moschea per questioni di sicurezza e di salute pubblica, non prima invece a titolo preventivo. Da qui non solo la bocciatura del divieto di Ramadan, ma anche la condanna “al pagamento delle spese della presente fase cautelare, nella misura di 500 euro, oltre spese generali, oneri fiscali e previdenziali, se ed in quanto dovuti”.