La conferenza stampa organizzata dal Movimento 5 Stelle sul tema della violenza online si conclude da pochi minuti quando Giuseppe Conte, dialogando con i cronisti, sposta bruscamente il focus e sorprende l’intero campo largo. L’ex premier afferma infatti che l’Europa ha fallito nel suo approccio alla guerra in Ucraina e che l’unica iniziativa concreta resta quella statunitense, perciò – sostiene – a Washington andrebbe affidata la guida delle trattative per la pace.
Evidentemente ha dimenticato la ‘pace di Trump’ a Gaza, ossia a Netanyahu tutto quello che vuole e ai palestinesi sofferenza e forse briciole nel famoso anno del mai.
Parole che risuonano come una scossa, percepite da molti come affini alle posizioni della Lega, e pronunciate proprio nei corridoi di Montecitorio, a breve distanza dall’Aula dove in quel momento si trovano gli alleati di Conte. È lì che, di fronte alle prime agenzie, comincia lo sconcerto.
Nel suo ragionamento non c’è alcuna attenuazione: Conte sostiene che «il governo italiano, insieme ai governi europei, ha fallito puntando sulla scommessa militare della vittoria dell’Ucraina sulla Russia» e lo avrebbe fatto «a colpi di invii di armi e di spese militari». Aggiunge poi che «l’Europa è completamente disorientata. Quindi lasciamo che a condurre il negoziato siano gli Stati Uniti».
L’intervento del leader M5S arriva mentre il governo si appresta a varare un nuovo decreto per ulteriori aiuti militari a Kiev, non senza tensioni interne. Le sue parole scatenano una reazione immediata nel centrosinistra, in particolare tra i riformisti del Partito democratico, che criticano duramente l’ex presidente del Consiglio. Conte però non rientra nei ranghi: replica definendo «farisei» quelle «anime belle» che si «meravigliano» delle sue affermazioni, e li invita a farsi avanti: «se hanno soluzioni alternative si facciano avanti e la smettano con le chiacchiere».
Elly Schlein decide di non intervenire direttamente. A rispondere è il responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, che ribadisce che «l’Italia stia con l’Europa» e sottolinea che «oggi è l’Ue che sta ponendo ai tavoli negoziali le ragioni dell’aggredito e del diritto internazionale». Di conseguenza, afferma che «l’Italia è lì che deve stare per una pace giusta e duratura».
Reazioni dure arrivano anche dagli altri partiti dell’area progressista. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, giudica le dichiarazioni di Conte «inaccettabili e irresponsabili». L’eurodeputato Pd Giorgio Gori sceglie il sarcasmo: «Ma sì, lasciamo che sia Trump a condurre il negoziato, e noi stiamone fuori! Facciamo anzi che siano i russi a fissare direttamente le condizioni, così evitiamo di perderci del tempo». A sua volta, il senatore dem Filippo Sensi commenta con un parallelo pungente: «Ho letto una nota su Europa, Trump e Ucraina che pensavo fosse di Vannacci. Sbagliavo…». Sempre tra i riformisti, Graziano Delrio richiama la responsabilità dell’Ue, sostenendo che «l’Europa non può e non deve rinunciare a giocare un ruolo per la pace in Ucraina, perché l’Europa è Europa. Il sostegno deve continuare forte e chiaro».
Anche Alleanza Verdi e Sinistra prende le distanze: il leader Angelo Bonelli non condivide la linea «lasciamo fare a Trump», pur invitando l’Unione a rivedere la propria postura in chiave più negoziale. Matteo Renzi, dal fronte di Italia viva, avverte: «La sfida non è attaccare Trump ma cambiare Bruxelles fino in fondo». Carlo Calenda, segretario di Azione, è ancora più diretto e afferma che «Conte-Salvini era decisamente una coppia naturale».
A fine giornata, mentre il parallelo con Salvini continua a circolare, Conte interviene a Rainews24 ricordando il periodo del governo gialloverde e riconoscendo al leader leghista «una grande abilità comunicativa». Una frase che contribuisce ad accrescere l’inquietudine tra gli alleati del campo largo, già scossi dalle sue dichiarazioni sulla guerra.
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