Pregliasco controcorrente: "La variante indiana può diventare prevalente, mascherine all'aperto"

Il direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano: "La variante delta combina un 50% in più di contagiosità e una probabilità aumentata di 2,5 volte di avere un'infezione con sintomatologia grave"

Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'università degli Studi di Milano
Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'università degli Studi di Milano
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18 Giugno 2021 - 16.40


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Lui va controcorrente: uno scenario all’inglese, con la variante delta del Covid-19 a fare da padrona in Italia entro un paio di mesi e la necessità di non abbandonare la mascherina all’aperto.
Questo è il quadro dipinto dal virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano.
Il virologo parte con l’identikit di quella che viene definita ‘variant of concern’: “La variante delta combina un 50% in più di contagiosità, un coinvolgimento delle fasce di età più giovani, una probabilità aumentata di 2,5 volte di avere un’infezione con sintomatologia grave e che richiede ospedalizzazione per le fasce di età più avanzate. Ne stiamo vedendo gli effetti in Inghilterra, dove pare aver raggiunto il plateau, ma temo che la variante diverrà prevalente entro qualche settimana anche da noi” spiega Pregliasco, che però sottolinea:
“Per fortuna la vaccinazione con la doppia dose previene le forme gravi, tanto che con il ciclo vaccinale completo non si è visto un incremento dei casi più pesanti in Inghilterra, anche se l’aumento delle infezioni da variante delta ha rimandato di un mese la totale riapertura e l’addio alle restrizioni nel Paese”.
Ma lo scenario resta comunque critico, aggiunge Pregliasco, in linea con l’opinione di altri studiosi: “E’ verosimile e ragionevole che entro la fine dell’estate ci sia una prevalenza della variante delta nell’ordine del 60% sul territorio nazionale. Se vediamo già ora, in Italia, le segnalazioni di questa variante sono distribuite in modo casuale, segno che la diffusione della variante delta è già in atto”.
Ma se nel Regno Unito si intercettano le varianti grazie al sequenziamento, in Italia la genotipizzazione del virus “è un nostro limite- sottolinea il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi alla Dire- facciamo solo campionamenti settimanali molto limitati in termini numerici. Quello che osserviamo adesso, l’1% a livello campionario, è davvero sottostimato. Peraltro il tracciamento ora è possibile. Da tempo- ricorda Pregliasco- io e altri studiosi abbiamo fatto una proposta di rafforzamento dei laboratori per il sequenziamento. É interessante tuttavia- spiega- che ci siano già alcuni test con tampone in grado di rilevare anche le varianti. Alcuni laboratori sono già attivi con questa sorta di tracciamento molecolare, con sequenziamento dell’intero genoma del patogeno; si creano così le impronte digitali del virus che ci consentono di individuare le catene di contagio”.
“Questo virus ci darà ancora un colpo di coda, almeno in numero di casi di positività al tampone ma non credo rispetto agli effetti pesanti e ai decessi che ci hanno inquietato in questi lunghi mesi- avverte Pregliasco- Dovremo affrontare ancora con accortezza i prossimi mesi, non abbandonando la mascherina all’aperto: rimaniamo con un approccio prudente, valutiamo nei prossimi giorni come vanno le cose. Si possono rilasciare alcune restrizioni più avanti ma facciamolo in un’ottica di ragionevolezza, dà fastidio anche a me la mascherina con 30 gradi all’aperto, ma sarebbe un cattivo segnale togliere del tutto la mascherina in questo momento”.
Rispetto alla validità del green pass per chi rifiuta la seconda dose del vaccino a Rna messaggero, dopo aver ricevuto AstraZeneca, Pregliasco è molto chiaro: “Il green pass per chi fa una sola dose non può essere valido come per coloro che hanno completato la schedula vaccinale. E’ vero, gli studi sulla vaccinazione eterologa non sono di grandi dimensioni ma dimostrano comunque che l’interscambio delle vaccinazioni resta valido ed efficacia. Ben fanno, in teoria, a volere anche la seconda dose di AstraZeneca, coloro che hanno ricevuto la somministrazione in prima battuta di questo vaccino ma l’indicazione è ormai chiara e va vissuta senza dubbi: sì al mix vaccinale” rassicura Pregliasco.

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