Giubileo, Papa Francesco: abbandonare la paura

Ecco le parole del Pontefice durante l'omelia. Bisogna ritrovare lo slancio del Concilio per uscire dalle secche.

Giubileo, Francesco: abbandonare la paura
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8 Dicembre 2015 - 11.52


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Papa Francesco [url”ha aperto la Porta Santa”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=82319&typeb=0&-papa-francesco-ha-aperto-la-porta-santa[/url] inaugurando il Giubileo straordinario della Misericordia. La messa con il Papa è iniziata davanti alla basilica alle 9.30. Nell’omelia, Francesco ha invitato ad abbandonare “ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato”. Poi ha sottolineato che entrare dalla Porta Santa “significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente”. È il primato del perdono sul giudizio: “Quanto torto viene fatto a Dio – dice il Papa – quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia”.

Le parole del pontefice si agganciano a quelle conciliari di 50 anni fa, un “vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo”, ha ricordato Bertgoglio, ribadendo che quell’evento ha spinto “la Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa”. E ora, ha aggiunto, la “spinta missionaria” va ripresa “con la stessa forza e lo stesso entusiasmo” per “andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel suo luogo di lavoro”: “Dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo”. È lo “spirito del buon samaritano” che Francesco riprende da Paolo VI e che propone come formula per l’Anno Santo: “Il Giubileo ci provoca a questa apertura”.


Lo slancio del Concilio. Per ricordare l’8 dicembre 1965, quando si chiusero i lavori del Concilio, durante la cerimonia vengono letti brani delle quattro Costituzioni ecclesiali: “Dei Verbum”, sulle scritture; “Lumen Gentium”, sulla Chiesa; “Sacrosantum Concilium”, sulla liturgia e “Gaudium et Spes”, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Proclamati, poi, due brani tratti dal decreto sull’ecumenismo “Unitatis Redintegratio” e sulla libertà religiosa dalla “Dignitatis Humanae” e il libro con il Vangelo verrà sistemato sullo stesso tronetto che cinquant’anni fa accompagnò i lavori dei padri conciliari.


Il tweet. “Che il Giubileo della Misericordia porti a tutti la bontà e la tenerezza di Dio”. Così sull’account ufficiale twitter di Papa Francesco.





Il significato della Porta. Papa Francesco, davanti all’Altare della Confessione nella Basilica vaticana, ha recitato una preghiera speciale nella quale invocando il Signore ha chiesto:
“Concedi a tutti coloro che varcheranno la Porta della Misericordia, con animo pentito, di fare viva esperienza della tua tenerezza paterna e di ricevere la grazia del perdono per testimoniare, in parole e opere, il volto della tua misericordia”. La celebrazione di apertura del Giubileo della Misericordia in San Pietro è terminata.


Francesco nel pomeriggio si recherà a pregare la Madonna in piazza di Spagna; quindi la consueta visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore dove andrà per rendere grazie alla Madonna.


AngelusNella Solennità dell’Immacolata Concezione Papa Francesco ci ha ricordato che “tutto è dono, tutto è grazia”.

“Celebrare questa festa comporta due cose: primo, accogliere pienamente Dio e la sua grazia misericordiosa nella nostra vita; secondo, diventare a nostra volta artefici di misericordia mediante un cammino evangelico” ha affermato Papa Francesco prima dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini in piazza San Pietro.







“La festa dell’Immacolata diventa allora la festa di tutti noi se – aggiunge il Pontefice -, con i nostri “si” quotidiani, riusciamo a vincere il nostro egoismo e a rendere più lieta la vita dei nostri fratelli, a donare loro speranza, asciugando qualche lacrima e donando un po’ di gioia”.



L’omelia per intero. Ecco le parole di Papa Francesco: “Tra poco avrò la gioia di aprire la Porta Santa della Misericordia. Compiamo questo gesto, come l’ho fatto a Bangui, tanto semplice quanto fortemente simbolico, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che pone in primo piano il primato della grazia. Ciò che ritorna più volte in queste Letture, infatti, rimanda a quell’espressione che l’angelo Gabriele rivolse a una giovane ragazza, sorpresa e turbata, indicando il mistero che l’avrebbe avvolta: ‘Rallegrati, piena di grazia’ (Lc 1,28).




La Vergine Maria è chiamata anzitutto a gioire per quanto il Signore ha compiuto in lei. La grazia di Dio l’ha avvolta, rendendola degna di diventare madre di Cristo. Quando Gabriele entra nella sua casa, anche il mistero più profondo, che va oltre ogni capacità della ragione, diventa per lei motivo di gioia, motivo di fede, motivo di abbandono alla parola che le viene rivelata. La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità.



La festa dell’Immacolata Concezione esprime la grandezza dell’amore di Dio. Egli non solo è Colui che perdona il peccato, ma in Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria, che ogni uomo porta con sé entrando in questo mondo. E’ l’amore di Dio che previene, che anticipa e che salva. L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel progetto di un amore che salva. Le parole della Genesi riportano all’esperienza quotidiana che scopriamo nella nostra esistenza personale.




C’è sempre la tentazione della disobbedienza, che si esprime nel voler progettare la nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio. E’ questa l’inimicizia che attenta continuamente la vita degli uomini per contrapporli al disegno di Dio. Eppure, anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Il peccato soltanto sotto questa luce si capisce. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre. La parola di Dio che abbiamo ascoltato non lascia dubbi in proposito. La Vergine Immacolata è dinanzi a noi testimone privilegiata di questa promessa e del suo compimento.



Questo Anno Straordinario è anch’esso dono di grazia. Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente. E’ Lui che ci cerca! E’ Lui che ci viene incontro! Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia (cfr Agostino, De praedestinatione sanctorum 12, 24)! Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia. Attraversare la Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma.



Oggi, qui a Roma e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario.




Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dove c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano.”


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