Kirill, il Patriarca nababbo che vive nel lusso e ha fatto benedire i missili di Putin che uccidevano i civili

Il capo della chiesa ortodossa russa dovrebbe essere incluso nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca dell'Unione Europea

Kirill, il Patriarca nababbo che vive nel lusso  e ha fatto benedire i missili di Putin che uccidevano i civili
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4 Maggio 2022 - 18.29


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Un omofobo revanscista, schierato alla destra della destra e degno sodale nel nuovo Zar del neofascismo internazionale Vladimir Putin. Ha un lussuoso appartamento nel centro di Mosca, è stato immortalato in costume a bordo di uno yacht, e porta al polso costosissimi orologi.

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Per questo dovrebbe essere incluso nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca dell’Unione Europea. Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha difeso in ogni suo sermone la guerra contro l’Ucraina di Vladimir Putin e con il presidente russo ha consolidato negli anni una stretta alleanza che vede Cremlino e Chiesa, su posizioni sempre identiche e via via più oltranziste, nel difendere e promuovere il “Russky Mir” (mondo russo).

La Chiesa ortodossa russa viene considerata, dal punto di vista economico, come una grande multinazionale: al Patriarcato di Mosca fanno capo oltre duecento diocesi, in Russia e all’estero, più di mille parrocchie che insieme trasferiscono a Mosca l’equivalente di diversi milioni di euro l’anno, più di 700 monasteri, 30mila parrocchie. Ci sono poi come fonti di reddito, i pellegrinaggi e il turismo. Alberghi, come il Danilovskaya e l’Universitetskaya di Mosca.

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Due mesi dopo la sua nomina, nel 2009, Kirill ha dato il via a una riorganizzazione delle finanze della Chiesa. Ha ripristinato la direzione finanziaria ed economica che era stata chiusa dal suo predecessore Alessio II. Secondo una stima di Nikolai Mitrokhin, del Centro studi sull’Europa orientale dell’Università di Brema, all’inizio degli anni Duemila i redditi della chiesa russa ammontavano a circa 500 milioni di dollari l’anno. Stando a diverse stime, entro il 2013, erano più che triplicati. 

Già il 6 marzo scorso, Kirill aveva pronunciato un sermone in cui accusava l’Occidente di aver “sterminato i civili nel Donbass” per anni, perché nella regione “i cosiddetti valori offerti oggi da coloro che ambiscono al potere mondiale vengono respinti nella regione filorussa”. In particolare, la gente che vive nel Donbass ha rifiutato di organizzare gay pride, e per questo, aveva detto, l’Occidente vuole distruggerli. L’operazione militare speciale, aveva detto Kirill, ha una dimensione “metafisica” contro le “forze del male”.

E ancora il 10 aprile aveva chiamato il popolo a raccogliersi intorno alle autorità e i leader “a sentire la responsabilità per il popolo, l’umilità e ad essere pronti a servirlo. Allora ci sarà nel nostro popolo una vera solidarietà e la capacità di respingere i nemici, sia interni che esterni”.

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Il Patriarca aveva anche difeso come “battaglia santa” la guerra al terrorismo combattuta dai soldati di Putin in Siria. “Oggi il nostro Paese è il più attivo a contrastare il terrorismo”, aveva detto nel

2015, mentre le forze russe bombardavano Aleppo e i pope benedicevano bombe e missili prima che fossero caricati sugli aerei.

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