Francesco appoggia l'Ucraina: "Difendersi è non solo lecito, ma anche espressione di amore alla patria"

Papa Francesco durante il viaggio di ritorno dal Kazakhstan: "Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama"

Francesco appoggia l'Ucraina: "Difendersi è non solo lecito, ma anche espressione di amore alla patria"
Papa Francesco
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15 Settembre 2022 - 21.36


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È giusto inviare armi all’Ucraina? «È una decisione politica, che può essere morale, cioè moralmente accettata se si fa con le condizioni di moralità».è la risposta di Papa Francesco ad una domanda fattagli nella conferenza stampa durante il viaggio di ritorno dal Kazakhstan. Ugualmente la decisione « può essere immorale se viene fatta con l’intenzione di provocare più guerra, o di vendere le armi o scartare quelle che a me non servono più. Difendersi è non solo lecito, ma anche un’espressione di amore alla patria»

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 «Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama», ha scandito il Pontefice, «Qui si tocca un’altra cosa che io ho detto in uno dei miei discorsi, e cioè che si dovrebbe riflettere più ancora sul concetto di guerra giusta. Perché tutti parlano di pace oggi: da tanti anni, da settant’anni le Nazioni Unite parlano di pace, fanno tanti discorsi di pace. Ma in questo momento quante guerre sono in corso? Ucraina-Russia, adesso Azerbaijan e Armenia che si è fermata un po’ perché la Russia è uscita come garante, garante di pace qui e fa la guerra lì… Poi c’è la Siria, dieci anni di guerra, che cosa succede lì che non si ferma? Quali interessi muovono queste cose? Poi c’è il Corno d’Africa, poi il nord del Mozambico o l’Eritrea e una parte dell’Etiopia, poi il Myanmar con questo popolo sofferente che io amo tanto, il popolo Rohingya che gira, gira e gira come uno zingaro e non trova pace. Ma siamo in guerra mondiale, per favore…».

«Io ricordo una cosa personale, da bambino, avevo nove anni», ha proseguito Bergoglio, «Ricordo che si sentì suonare l’allarme del giornale più grande di Buenos Aires: in quel tempo per festeggiare o dare una brutta notizia, suonava quello – adesso non suona più – e si sentiva in tutta la città. La mamma ha detto: «Ma che cosa succede?» Eravamo in guerra, anno 1945. Una vicina viene a casa a dirci: «Ha suonato l’allarme» e piangeva, «è finita la guerra!». E io oggi vedo mamma e la vicina che piangevano di gioia perché era finita al guerra, in un Paese sudamericano, così lontano! Queste donne sapevano che la pace è più grande di tutte le guerre e piangevano di gioia quando è stata fatta la pace. Non lo dimentico. Io mi domando: non so se oggi noi siamo con il cuore educato per piangere di gioia quando vediamo la pace. Tutto è cambiato. Se non fai guerra, non sei utile! Poi c’è la fabbrica delle armi. Questo è un negozio assassino».

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 Prendendo spunto dal fatto che il giornalista che ha sollevato la questione è di nazionalità tedesca, Papa Francesco ha quindi proseguito: «Una delle cose che ho imparato da voi è la capacità di pentirsi e chiedere perdono per gli errori di guerra. E anche, non solo chiedere perdono, ma pagare gli errori di guerra: questo dice bene di voi. È un esempio che si dovrebbe imitare. La guerra in sé stessa è un errore, è un errore! E noi in questo momento stiamo respirando quest’aria: se non c’è guerra sembra che non c’è vita. Un po’ disordinato ma ho detto tutto quello che volevo dire sulla guerra giusta. Ma il diritto alla difesa sì, quello sì, ma usarlo quando è necessario».

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