In Italia ha vinto l'epigona di Mussolini: così ci vedono in Israele

Su uno dei più autorevoli quotidiani israeliani, Haaretz si è scritto delle elezioni italiane. E in più analisi si è fatto riferimento al fascismo. E al partito che ha vinto le elezioni: Fratelli d’Italia. Senza edulcorazioni.

In Italia ha vinto l'epigona di Mussolini: così ci vedono in Israele
L'articolo di Haaretz su Giorgia Meloni
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

29 Settembre 2022 - 18.46


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In Israele hanno una buona memoria. Una memoria lunga. Soprattutto quando riguarda la pagina più tragica nella storia del popolo ebraico: la Shoah. In Israele sanno dare il giusto peso alle parole. E quando parlano di fascismo non lo fanno a cuor leggero. In questi giorni su uno dei più autorevoli quotidiani israeliani, Haaretz, che i lettori di Globalist hanno imparato a conoscere con gli articoli riportati delle sue firme più prestigiose, si è scritto dei risultati delle elezioni italiane. E in più analisi si è fatto riferimento al fascismo. E al partito che ha vinto le elezioni: Fratelli d’Italia. Senza edulcorazioni, dritti al cuore del problema.

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Come ha fatto Anat Kamm.

L’epigona di Benito Mussolini

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Scrive Kamm in un articolo dal titolo “Siamo fascisti fino in fondo”. E la foto che lo illustra è quella di Giorgia Meloni: “Nel 1919, un gruppo di giovani rivoluzionari si riunì in una città europea alla moda per redigere un manifesto per la ricostituzione della loro patria che, come molti altri Paesi, era uscita dalla Prima Guerra Mondiale diversa da come era entrata. Il manifesto comprendeva diverse dichiarazioni impressionanti, molte delle quali molti di noi sognano e sottoscriverebbero ancora oggi; si può solo immaginare quanto suonassero rivoluzionarie più di 100 anni fa.


Tra le loro richieste: Un’insolita tassa sul capitale – gli autori chiedevano una tassa speciale sul capitale, da calcolare progressivamente, per ridistribuire giustamente la ricchezza nella società. La nazionalizzazione dei beni delle istituzioni religiose – e il sequestro di tutti i beni appartenenti alle comunità religiose e l’abolizione dei privilegi economici del clero “che impongono un enorme peso sulla società e conferiscono privilegi a pochi”; il riesame dei contratti di fornitura per l’establishment della sicurezza e la nazionalizzazione dell’85% dei profitti di guerra. L’inserimento nella legge della previdenza sociale per i disabili e gli anziani e l’abbassamento dell’età pensionabile a 55 anni (l’aspettativa di vita nel Paese era in media inferiore ai 60 anni).


Inoltre, chiesero l’istituzione di consigli nazionali con poteri legislativi, basati su professionisti nei settori del lavoro, della sanità, delle comunicazioni e dei trasporti; l’istituzione di un’assemblea nazionale per tre anni, con il compito di scrivere una costituzione nazionale e di coinvolgere i sindacati nelle discussioni relative alle loro professioni. Il manifesto comprendeva alcuni punti che oggi diamo per scontati, ma che allora erano una novità: Il suffragio universale per tutti i maggiorenni, anche per le donne; un salario minimo; la limitazione della giornata lavorativa a otto ore. Questo era il documento di fondazione del Partito Nazionale Fascista, scritto a Milano da un gruppo guidato da Benito Mussolini, che tre anni dopo, esattamente 100 anni fa, fu nominato primo ministro d’Italia.

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Questa settimana il suo successore, Giorgia Meloni del partito Fratelli d’Italia, ha ottenuto poco più di un quarto dei voti e, in quanto leader del partito più grande, dovrebbe guidare il governo. L’obiettivo è ancora lontano – la costruzione di coalizioni in Italia è complessa quasi come in Israele, con un’instabilità politica che va di pari passo – ma già ora i sostenitori dei regimi totalitari di Europa, Medio Oriente e Miami, Florida, hanno acclamato la sua vittoria. Molti in Israele esprimono il loro sostegno al fascismo. Molti non osano chiamarlo per nome – siamo fortunati che alcuni di loro abbiano ancora un po’ di pudore – ma scelgono da esso le parti integrali che fanno al caso loro: il culto della personalità intorno al leader, l’intolleranza verso le minoranze, l’estrema fedeltà allo Stato come ideale in sé e per sé piuttosto che come amalgama di meccanismi. Non sarebbe la prima volta che si scelgono alcuni elementi di un’ideologia, invece di adottarla tutta o di comprenderne i fondamenti. Il fascismo in Italia è nato come movimento rivoluzionario, cercando di minare il vecchio ordine monarchico all’indomani della prima guerra mondiale, da un lato, e la rivoluzione bolscevica, dall’altro, che cercava di ridistribuire la ricchezza dei capitalisti e di istituire riforme sociali illuminate.


La rivoluzione è il cuore del fascismo originale, al punto che storici come Shlomo Sand si preoccupano di distinguerlo da regimi e governanti come Francisco Franco in Spagna, che erano dichiaratamente conservatori, privi della scintilla rivoluzionaria necessaria alla quintessenza del fascismo.


Alla luce dell’ascesa della Meloni in Italia, del continuo radicamento di Viktor Orban in Ungheria, del trumpismo in America e dell’estremismo qui da noi, cerchiamo di essere fedeli alle vere origini del fascismo. Sarebbe interessante vedere se i suoi aderenti lo trovano ancora attraente”.

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Un pezzo così chiaro nella stampa mainstream nostrana, già salita sul carro della vincitrice, non lo leggerete mai.


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