Lula e Bolsonaro, sfida finale: il progresso contro l'oscurantismo reazionario

In Brasile ballottaggio tra il presidente uscente di estrema destra e l'ex presidente progressista, in vantaggio nei sondaggi.

Lula e Bolsonaro, sfida finale: il progresso contro l'oscurantismo reazionario
Il dibattito
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29 Ottobre 2022 - 12.35


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È stato un dibattito al vetriolo quello andato in onda domenica, prima del ballottaggio, che ha visto scontrarsi Jair Bolsonaro e Luiz Inacio Lula da Silva. I due hanno cercato di catturare l’elettorato degli indecisi, sfidandosi su questioni chiave dall’economia all’aborto, ma confrontandosi anche su pandemia, ambiente e relazioni internazionali. La sfida dialettica ha mostrato due candidati più preparati rispetto ai dibattiti precedenti e che hanno dato risposte molto più calcolate rispetto alle questioni più spinose.

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La tensione -negli studi televisivi Globo, l’emittente brasiliana più popolare- è stata palpabile sin dalle prime battute quando Bolsonaro ha invitato Lula a stare al suo fianco e l’ex presidente ha replicato che non voleva stargli vicino. Bolsonaro ha accusato ripetutamente Lula di aver mentito durante la campagna elettorale («Dovrò esorcizzarlo per farlo smettere di dire menzogne?», ha chiesto a un certo punto) e lo ha anche rimproverato per gli scandali di corruzione che hanno offuscato il suo governo e quello della sua `delfina´, Dilma Rousseff.

Per rispondere alle provocazioni di Bolsonaro, Lula si è rivolto tre volte agli spettatori per «scusarsi» per la mancanza di proposte. Quindi i candidati si sono accusati a vicenda di essere favorevoli all’aborto: Lula ha letto un discorso del 1992 in cui il presidente, in qualità di deputato, difendeva al Congresso l’uso delle pillole contraccettive, definite «pillole abortive» dal candidato del PT. «Sei un abortista convinto. Non hai rispetto per la vita», ha replicato l’altro, visibilmente nervoso dopo l’accusa; e poi ha alzato le braccia al cielo, idealmente rivolto a Dio, strizzando l’occhio all’elettorato evangelico.

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Lula ha contestato al suo rivale l’acquisto di 35.000 compresse di Viagra per l’esercito. Bolsonaro si è difeso dicendo che «è usato per la cura della prostata»; e poi gli ha chiesto a bruciapelo, platealmente ignorato, «Usi il Viagra?». Lula ha accusato il suo rivale principalmente dell’impoverimento della popolazione negli ultimi quattro anni e della discutibile gestione della pandemia, che ha portato il Brasile a registrare 690mila morti per il Covid-19: «Un giorno dovrai pagare per le quasi 300mila persone che sono morte a causa del ritardo nel processo di immunizzazione», ha detto, ricordando che Bolsonaro aveva ritardato la decisione di acquistare i vaccini e si è a lungo rifiutato di riconoscere la gravità della malattia. Lula ha anche accusato Bolsonaro di aver isolato il Brasile dal resto del mondo, quello ha replicato che «parla con tutti». 

Ma il momento più acceso del dibattito è stato probabilmente quello in cui si è parlato dell’arresto domenica scorsa dell’ex deputato, Roberto Jefferson, alleato di Bolsonaro, che ha lanciato granate e sparato decine di colpi di fucile contro gli agenti di polizia che cercavano di fermarlo. Lula ne ha approfittato per mettere in discussione la politica di liberalizzazione della vendita di armi promossa dal leader di estrema destra, assicurando che «chi beneficia di questa politica è la criminalità organizzata». Bolsonaro ha usato la questione della sicurezza per sostenere che Lula ha visitato una favela a Rio de Janeiro per tenere una manifestazione «con il permesso dei narcotrafficanti».

L’ex presidente ha raccolto il guanto di sfida e sostenuto di essere «l’unico capo di Stato con il coraggio di entrare in una favela», per incontrare le «persone straordinarie» che vivono in zone tanto povere. Nel suo ultimo minuto, Lula ha chiesto il voto per «ristabilire l’armonia» nel Paese, assicurando che il Brasile «probabilmente» ha vissuto il suo momento migliore durante la sua amministrazione: «Non c’era odio. La cultura funzionava, l’istruzione funzionava, gli stipendi sono aumentati… possiamo ricostruire questo Paese». Bolsonaro ha approfittato delle battute finali per difendere i valori più conservatori, affermando che i suoi oppositori difendono la liberalizzazione della droga e la legalizzazione dell’aborto; e ha concluso ripetendo lo slogan della sua campagna elettorale: «Il Brasile prima di tutto, Dio prima di tutto».

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Lula arriva al ballottaggio come il candidato più votato al primo turno (il 48,4% contro il 43,2% di Bolsonaro). I sondaggi sulle intenzioni di voto indicano che questa differenza rimane invariata. Nell’ultimo sondaggio Datafolha, pubblicato giovedì, Lula ha riguadagnato terreno, sei punti di vantaggio (il 53% dei consensi contro il 47% del presidente).

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