Volteggia e danza con la sedia sul palcoscenico, si arrabbia, si dispera, reagisce, ripensa alla storia sua, a quella di un giornale, alla storia con la S maiuscola con il fascismo, la guerra vissuta dai nonni, il bombardamento di Cassino, Elena Arvigo interpreta il suo personaggio con convinzione e un afflato totale dal primo all’ultimo minuto: l’attrice, tutta sola sul palcoscenico del Teatro Goldoni di Firenze, accompagnata da pochi oggetti come una luce, il tavolo, le sedie, dà voce e forza a “Una storia al contrario”, romanzo-confessione in cui la giornalista e critica teatrale Francesca de Sanctis ha narrato una vicenda tanto personale quanto collettiva, emblematica del mondo del lavoro e, volendo, di una certa Sinistra italiana.
In un assolo in cui sa calibrare ogni emozione Elena Arvigo indossa una ampia e leggera camicia di un significativo rosso squillante e pantaloni neri: interpreta e ha curato la regia (con l’aiuto di Monica Santoro) della riduzione teatrale del libro (Giulio Perrone editore, 167 pagine, 17 euro), in cui l’autrice ha messo in forma compiuta, intima e coraggiosa, qualcosa che è diventato un passaggio strutturale di troppe chiusure d’aziende, dismissioni, licenziamenti dei nostri tempi: fa comprendere come sia un passaggio devastante.
Francesca de Sanctis racconta cosa è le è capitato: cresciuta dalla sua Cassino con il sogno di diventare giornalista, con fierezza anche politica ha lavorato come giornalista de l’Unità dal 2002, con l’assunzione che coronava un sogno, fino alla chiusura del 2014. La giornalista ha lavorato di nuovo al quotidiano fondato da Antonio Gramsci dalla riapertura del giugno 2015 alla chiusura del giugno 2017. Lo stop definitivo.
Per la cronaca: la cronista e critica teatrale non sarà nella Unità che riaprirà ad aprile perché l’editore Romeo, con il direttore Piero Sansonetti, ricorrerà al corpo redazionale del Riformista sia per la carta che l’online. Agli ex redattori e poligrafici rimane in mano la lettera di licenziamento.
Elena Arvigo dà forma puntuale e drammatica ai sentimenti di chi perde il posto in un’azienda particolare in cui si crede e che chiude: finisce una comunità della quale ci si sente parte. Così l’attrice rende percepibile come la protagonista si senta improvvisamente nel baratro, senza più una condivisione quotidiana con colleghi e, talvolta, amici, con i problemi economici che si affacciano con prepotenza e i rimbalzi psicologici che si fanno pesanti. Non a caso nel libro Francesca de Sanctis riepiloga come, per lei, la duplice chiusura dell’Unità si sia intrecciata al riesplodere drammatico di una malattia molto seria, come l’abbia affrontata e curata grazie a una bravissima dottoressa e come anche il malanno personale si leghi allo scenario collettivo e viceversa.
È appunto questo intreccio pubblico e privato che Elena Arvigo rende vivido, palpabile, finanche un atto fisico. Forse qualche minuto in meno gioverebbe all’allestimento, tuttavia è un dettaglio secondario per uno spettacolo che regge benissimo, sostenuto anche da una scenografia essenziale giocata su cose quotidiane dove risalta quel rosso squillante della camicia e di una sedia.
Lo spettacolo è un’intelligente produzione del Teatro delle donne – Centro di drammaturgia di Firenze: per le prossime tappe (ci sarà anche Roma), che consigliamo di non mancare, cliccate sul sito del Centro