"Little Tony, amico mio..." : il ricordo di Bobby Solo, nel decennale della morte
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"Little Tony, amico mio..." : il ricordo di Bobby Solo, nel decennale della morte

Bobby Solo piange il fratello di latte nella Elvismania. Un’amicizia di cinquant’anni, tra serate, ricordi, festival di Sanremo e tanta complicità. [Francesco Troncarelli]

"Little Tony, amico mio..." : il ricordo di Bobby Solo, nel decennale della morte
Little Tony, Bobby Solo e Mino Reitano
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26 Maggio 2023 - 11.24


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di Francesco Troncarelli

I Negramaro, Emma e la Pausini hanno scelto twitter per il saluto al “maestro”, Gianni Morandi sulla sua pagina facebook lo ha ricordato con tanta nostalgia rievocando i tanti “Cantagiri” vissuti insieme sui palchi di mezza Italia, Celentano sul suo blog gli ha scritto una lunga lettera appassionata, Fiorello scanzonato ma veramente partecipe gli ha tributato un omaggio nella sua Edicola. E poi Verdone, Arbore, Ruggeri, la Guzzanti, Massimo Boldi, Lino Banfi, tutti sconsolati per la scomparsa del “ragazzo col ciuffo”.

L’onda emotiva per la morte di Little Tony, non ha travolto solo il suo pubblico come era prevedibile e come hanno testimoniato i vari servizi dei tg nazionali, ma anche gli addetti ai lavori che si sono accorti di aver perso un collega generoso, un amico leale, un grande professionista. Un personaggio unico nel mondo dello spettacolo, che non aveva nemici e non suscitava invidie. Ma solo simpatia e stima.

Naturalmente, il più coinvolto emotivamente, è stato Bobby Solo, suo amico da sempre e col quale ha trascorso quasi cinquant’anni di carriera tra presunte rivalità e reali serate passate insieme.

“Ci siamo conosciuti al Festival, nel ’64, l’anno del mio debutto con “Una lacrima sul viso”, io avevo diciannove anni ero agli esordi mente lui era già Little Tony, un idolo della folla. Mi vide ciuffato come lui, molto teso, spaesato in mezzo a quei big del calibro di Paul Anka e Frankie Avalon, e mi invitò subito a cena. Capirai, avevo diecimila lire in tasca e non conoscevo nessuno, accettai subito. Davanti a un piatto di spaghetti solidarizzammo subito. Dopo, insieme a Gino Paoli che aveva scritto per lui “Quando vedrai la mia ragazza”, il brano che presentava insieme a Gene Pitney, andammo al Caponegro, un locale dove si faceva lo spogliarello. Era la prima volta che vedevo una donna nuda”.

Bobby e Tony, da quel momento più o meno inseparabili ma sicuramente amici, pronti a ritrovarsi alla prima occasione che capitava sul palco.

“Dicevano che eravamo rivali, ma non era vero, era una cosa montata dai giornali per fare notizia, ci sfidavamo a chi riceveva più applausi, ma finiva là. Lo dimostra il fatto che abbiamo lavorato insieme, centinaia e centinaia di serate in coppia, anche un Sanremo, nel 2003, con un brano che raccontava proprio la nostra amicizia, “Non si cresce mai” . Amavamo entrambi il rock ed Elvis, ma in modo diverso, lui aveva un atteggiamento da fan verso Presley, aveva addirittura una sua statua nel giardino della sua villa sull’Appia di quattro metri, io ero meno feticista, più che ai colpi d’anca e vestiti sgargianti, cercavo di imitare la voce del nostro mito”.

Non avversari quindi, né tanto meno concorrenti, ma fratelli di latte nella Elvismania, con risvolti anche nella vita privata.

“Ricordo come fosse ieri un Natale trascorso insieme. Era l’83, io ero solo in quel periodo, lui lo sapeva perciò mi chiamò il 24 e mi invitò a casa sua per il cenone della vigilia. Mi presentai con un panettone, lui mi fece trovare sotto l’albero una chitarra Gibson Jumbo. “E’ un regalo per il mio psicanalista” mi disse sorridendo, si riferiva al fatto che lo avevo consolato dopo una storia d’amore finita male che lo aveva logorato. Riceveva duecento lettere al giorno dalle fan, ma con le donne quando s’innamorava, ci soffriva, una volta gli venne anche l’ulcera”.

Cinquant’anni di carriera insieme, vicini e lontani, ognuno con il suo repertorio, entrambi con un ciuffo e un mito da dividere, ma con l’amarezza di non essersi potuti esibire ancora una volta insieme.

“Non sapevo che stesse così male, pensavo solo avesse dei problemi al cuore, l’ho chiamato qualche mese fa e gli ho detto, Tony, organizziamo una rimpatriata, facciamo qualche serata insieme, tu magari fai la prima parte, una ventina di minuti, così non ti stanchi, poi chiudo io. L’idea mi piace, ha risposto, ci divertiremo. Ma non abbiamo fatto in tempo. Artisti come lui non moriranno mai dicono tutti, sì, sarà anche così, ma a me mancherà tantissimo, ho perso veramente un amico”.

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