In Italia 54 milioni di identificazioni. Churchill invece “liberò i britannici” dalla carta d'identità
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In Italia 54 milioni di identificazioni. Churchill invece “liberò i britannici” dalla carta d'identità

Le identificazioni come simbolo del cambiamento culturale in atto in Italia: da quella della "prima" alla Scala a quella dei fiori per Navalny fino a quelle, purtroppo mancate, della tragedia di Firenze che fa anche riflettere sullo spot della carota.

Winston Churchill nel 1952
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Marcello Cecconi Modifica articolo

21 Febbraio 2024 - 16.16 Culture


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“I dati personali di chiunque avesse una carta d’identità registrata nel Registro Nazionale delle Identità sono stati distrutti in modo sicuro. Ciò include le fotografie e le impronte digitali biometriche”. È un provvedimento definitivo del 2011 da parte del Regno Unito che trova le sue radici nel “conservatore” Winston Churchill che, il 21 febbraio del 1952, settantadue anni fa, per primo, abolì le carte di identità allo scopo di “liberare le persone”.  Ovviamente è roba britannica, spirito liberal derivante dall’illuminata “Gloriosa Rivoluzione” e, proprio per questo, dubito che a questo risultato un giorno ci arriverà l’Italia.

Un paese, il nostro, che macina consensi sul propagandare rischi di insicurezza tendendo ad arroccarsi sulla collina del sospetto e brandendo la richiesta della carta d’identità, l’identificazione del cittadino, come strumento di incisiva intelligence per proteggere i cittadini “buoni”. E allora visto che in Italia c’è ancora la carta d’identità vogliamo chiederla più spesso a chi ha la responsabilità di non chiederla a chi (forse) non ce l’ha e lavora senza identità da sommerso?  Il pensiero è al cantiere di Firenze.

L’identificazione come arma di “controllo di massa” è un’abitudine tutta italiana e, come leggiamo su Repubblica, nel 2023 sono stati identificati 54 milioni di cittadini: fermati per strada, ad una manifestazione, ad un evento sportivo. In aumento rispetto al passato (47 milioni nel 2022 e i 35 milioni del 2021), ma non mancano nemmeno quelle identificazioni che, pur nella scia di un Paese da sempre sulla collina del sospetto, sono diventate identitarie del carburante del nuovo motore culturale che rischia il fuorigiri.

Il carburante che lo distingue dal passato va oltre ai numeri in aumento delle identificazioni. Ci sono atteggiamenti simbolici del nuovo discorso sociopolitico che, a caduta, i Prefetti e Questure attuano nelle piazze. Ormai è storia, ma l’identificazione all’inaugurazione alla Scala di colui che ha gridato “Viva l’antifascismo” fa il paio con quelle di Milano, domenica scorsa, per alcuni cittadini che deponevano un fiore sotto la foto del dissidente russo Aleksej Navalny.

Solo una prassi operativa, ha comunicato il Viminale, ma forse non sarebbe male che si investisse più energie nel delegare ai Prefetti e Asl una prassi operativa di prevenzione accurata nei cantieri italiani dove si incrociano gli interessi diversamente complicati di decine di aziende che per guadagnarsi la pagnotta spesso non guardano troppo per il sottile.

“Un tempo si vedevano gli uomini in attesa agli angoli delle strade la mattina presto. Oggi le squadre si costruiscono tramite appelli su WhatsApp o Telegram. E non sempre i lavoratori sono in regola”. Spiega a Il Giorno Ibrhaima Niane, il segretario generale della Fillea Cgil di Brescia, la provincia da dove arrivavano alcuni dei morti di Firenze. Il registro di cantiere, settimanale e non quotidiano, rende difficile conoscere chi lavora lì giorno per giorno. L’identificazione è tragicamente lasciata ai parenti solo dopo che i lavoratori senza vita vengono dissepolti dal cemento.

Ripensando a quel cantiere viene spontaneo pensare alla comunicazione pubblicitaria dell’Esselunga, dal primo spot della mela per passare alla noce e all’ultimo, ancora più emozionale, della carota. In quest’ultimo si vide una figlia giovanissima annunciare al papà e alla mamma, preoccupati, di voler andare a vivere da sola. Come non pensare alle figlie di Taoufik, Mohamed, Luigi e Bouzekri che non potranno più chiedere la stessa cosa ai loro papà. C’è anche l’altro Mohamed, la più giovane delle cinque vittime, lui invece è esattamente quello che se ne era già andato a vivere da solo. Un nuovo indesiderato finale per lo spot!

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