"Viola come il mare" nel racconto della co-protagonista Chiara Tron
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"Viola come il mare" nel racconto della co-protagonista Chiara Tron

Chiara Tron, Tamara di ‘Viola come il mare’ Rivela il Cuore della Serie e la Sua Passione per il Palcoscenico

Chiara Tron - Ph Dario Tucci - Viola come il Mare - di Alessia de Antoniis
Chiara Tron - Ph Dario Tucci
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23 Maggio 2024 - 23.52


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di Alessia de Antoniis

Stasera alle 21.20 su Canale 5 la serie di successo “Viola come il mare” arriva al giro di boa. Una nuova avventura per la giornalista interpretata da Francesca Chillemi e l’ispettore di Polizia suo vicino di casa, Can Yaman e per Tamara, interpretata da Chiara Tron.

Ma chi è l’attrice Chiara Tron che amiamo nel ruolo di Tamara?

Mentre si laurea in lingue, Chiara Tron studia presso il Laboratorio di Arti Sceniche di Massimiliano Bruno, l’Actors Academy del Teatro del Torrino e la Scuola Popolare di Musica di Testaccio.

Fare l’attrice – racconta Chiara – è stato come realizzare un sogno ed è avvenuto molto presto. La recitazione mi ha sempre accompagnata e il fatto che abbia studiato anche altro nelle vita, non mi ha mai distolta dall’obiettivo in cui il mio sogno si era trasformato: da grande avrei fatto l’attrice. Su questo non ci sono mai stati dubbi né cambi di rotta. Ho solo arricchito il mio bagaglio culturale e linguistico.

Hai studiato recitazione, hai recitato in teatro e hai continuato a farlo nonostante siano arrivati tv e cinema. Nonostante sia una strada molto meno remunerativa. Cosa ami del palcoscenico?

Ahimè è molto vero, il teatro appaga ma non paga. Ma il compenso di emozioni è talmente elevato da obnubilare la parte economica. Il teatro è un regalo che decido di farmi almeno una volta l’anno, ha la capacità di rigenerarmi come poche cose al mondo. Il contatto diretto con il pubblico che diventa, volente o nolente, uno dei personaggi che modificano la storia; l’energia che le persone in sala emanano, che possono essere diverse ma su quel palco arrivano tutte, positive o negative che siano; ma trovo affascinate come questo possa modificare in itinere l’andamento di uno spettacolo. Penso che il tacito patto di fiducia reciproca che si crea tra pubblico in sala e gli attori in scena, sia uno dei gesti d’amore più potenti e antichi di sempre.

Sei nel cast di Viola come il mare anche nella seconda stagione. Te lo aspettavi?

Non do mai nulla per scontato, quindi è stato un meraviglioso colpo al cuore quando ho ricevuto la notizia. Ma devo dire che i fan di Viola sono talmente calorosi e così costanti e presenti nel dimostrarci supporto, che avevo capito che si erano affezionati a Tamara tanto quanto me. Ovviamente non smetterò mai di ringraziarli per questo, come non smetterò mai di essere grata a Lux e Mediaset per avermi dato fiducia e spero di essermene guadagnata la conferma per eventuali stagioni successive. Ovviamente incrocio le dita…

Che rapporti hai creato con i colleghi sul set?

Splendidi. Sono stata molto fortunata in entrambe le stagioni, affiancata da colleghi di talento che sono diventati amici e dei quali non posso più fare a meno. Se quello che ho fatto è piaciuto, è anche perché ho lavorato con queste meravigliose persone che hanno reso ancora più facile e piacevole quella che è la mia passione più grande: il mio lavoro.

Un aneddoto che porterai con te dal set di Viola come il mare?

Tantissimi e divertentissimi. Uno riguarda Alice (Alice Arcuri) che, come Vita, aveva una battuta rivolta a tutta la redazione ed era “ragazzi oggi proprio non vi seguo” . Un giorno, non ricordo di cosa stessimo parlando con Virginia e Lorenzo, Alice entra in camerino, ci osserva cercando di introdursi nel discorso senza riuscirci – strano, Alice sa sempre cosa dire – e, con lo sguardo un po’ perso e un po’ amareggiato, ci dice con il perfetto tempo comico accompagnato dal suo più marcato accento genovese: “ragazzi oggi proprio non vi seguo”. La combo accento -tempismo è stata letale e ad oggi è una delle frasi più utilizzate nelle nostre conversazioni.

Cosa ami del tuo personaggio? Ti rispecchia? Ti ha fatto scoprire qualcosa in più di te?

Amo Tamara a 360 gradi. Anche il suo modo di sbagliare e mentire a se stessa: lo trovo fragile e tenero a livelli devastanti. Siamo molto diverse, agli antipodi oserei dire, soprattutto a prima lettura, ma viste al microscopio non siamo poi così lontane. Cambia l’approccio alla vita, ma la sostanza umana è la stessa. Grazie a tante di quelle che io chiamo “le perle di Tamara” ho avuto la possibilità di interrogarmi su come, al suo posto, avrei reagito in una determinata circostanza e mi piace sorprendermi ogni volta di quanto, in effetti, la risposta sia “esattamente così”.

 Viola come il mare sta avendo successo. Quali sono secondo te i punti di forza di questa serie?

Non mi stancherò mai di dire che un punto saldo del nostro successo è sicuramente la presenza dei nostri protagonisti: Francesca e Can. Hanno portato con sé l’amore del pubblico che con le loro carriere si sono conquistati negli anni e tutti noi del cast ne abbiamo beneficiato. Poi credo che la forza di “Viola come il mare” siano le relazioni umane che vengono raccontate. Più dei casi, più del mistero, “Viola come il mare” esplora tante varietà di rapporti, con tante sfumature diverse, e credo che questo permetta a tutti di immedesimarsi nei personaggi.

Parte della fiction si svolge in una redazione di un giornale online. Quest’anno l’Italia è scesa al 46° posto su 180 per la libertà di stampa. Da lettrice percepisci una riduzione nella libertà d’informazione? Ti fidi delle informazioni di quotidiani e tg?

Non sapevo assolutamente di questo calo, che gran peccato. Penso che ultimamente l’empatia e la voglia di andare più a fondo nelle notizie siano state penalizzate da una eccessiva fretta. Si cerca tantissimo l’esclusività e spesso non ci si prende il tempo, per me necessario, di porsi delle domande in merito alla questione in cui ci si imbatte. E questo genera un po’ una approssimazione generale. Tendenzialmente non mi fermo alla mera notizia e, se qualcosa mi incuriosisce o non mi convince, vado ad approfondire. I dettagli per me fanno la differenza, perché sono quelli che ci permettono di sviluppare un’opinione soggettiva più precisa. Ho sperimentato in prima persona la superficialità delle informazioni, anche nel mio piccolo: ho trovato scritto più volte cose non vere sul mio conto e sulla mia carriera, quindi figuriamoci se potrei mai affidarmi del tutto a quello che leggo.

Nel 2017 hai preso parte al teaser di “Ogni undici secondi”, in collaborazione con Amref Health Africa, spettacolo teatrale per denunciare la mutilazione genitale femminile. Nel mondo sempre più donne, soprattutto giovani, stanno lottando per diritti che pensavamo acquisiti. Anche in Italia ci troviamo a difendere leggi normali come la 194. Da donna, pensi che i tuoi diritti siano sotto attacco?

Anche qui l’amarezza regna sovrana quando mi ritrovo faccia a faccia con una realtà in cui il libero arbitrio viene sottoposto alla gogna di giudici esterni.  È sempre complesso esprimersi in merito, perché io parto da un presupposto di coscienza umana che in realtà non è poi così assodato. Però trovo svilente dover continuare a lottare per diritti già conquistati con non poca fatica. Sul personale non mi sono mai trovata in difficoltà e temo di dover aggiungere un “per ora” a questa  mia affermazione, proprio perché come genere c’è chiaramente qualcosa che non ci viene riconosciuto. E non ne faccio una questione di patriarcato, ma di coraggio collettivo nell’accettare l’inevitabile e brutale progredire del mondo dal quale non possiamo permetterci di farci annichilire, mettere con le spalle al muro e una mano a tapparci la bocca.

Sei appena uscita dalla fascia dei giovanissimi. Cosa pensi delle battaglie che stanno facendo nelle università? Al di là dello schieramento, le nuove generazioni sono più battagliere di come le immaginavamo? Forse dobbiamo ammettere che fanno politica?

Innanzi tutto grazie per aver scelto “appena uscita”, mi fai sentire molto più giovane della mia età anagrafica … che poi è veramente solo un numero. Io mi sento spesso ‘na pischella, come si dice a Roma. Credo che tutte le generazioni, da sempre, lottino per migliorare il proprio ambiente circostante e il proprio modus di stare al mondo. Da quando esiste l’uomo. E non credo che dipenda da politica o schieramenti, ma semplicemente dall’istinto di sopravvivenza innato che abbiamo come specie. C’è da dire che, oggi, c’è sicuramente una maggiore disponibilità di strumenti mediatici e quindi una risonanza più ampia e quello che magari all’epoca, per mancanza di mezzi, poteva risultare l’impegno e il pensiero di pochi, oggi risuona in un coro di voci decisamente più numeroso.

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