Strage di elefanti: il business che uccide il turismo e finanzia l'Isis
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Strage di elefanti: il business che uccide il turismo e finanzia l'Isis

Il sangue versato per l'avorio costa 25 milioni di dollari l'anno per mancato turismo.

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2 Novembre 2016 - 18.29


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Una strage idiota e stupida. Che oltre a sterminare uno degli animali più intelligenti e sensibili del pianeta, è fonte di finanziamento per il terrorismo, da Al-Quaeda a Al Shabaab. Dietro questa inutile strage c’è tutto il marcio del mondo. C’è corruzione a tutti i livelli, riciclaggio di denaro sporco e molte armi: un traffico che finisce anche per finanziare reti criminali internazionali, trafficanti di esseri umani, milizie e organizzazioni terroristiche.

Turismo. Un commercio che arricchisce pochi e impoverisce molti: nell’ultimo decennio i Paesi africani hanno perso 25 milioni di dollari all’anno in mancati introiti da turismo, a causa del bracconaggio che in quel periodo ha fatto sparire più di 100.000 elefanti.

Secondo una ricerca pubblicata su Nature Communications, circa 9 milioni di dollari sono andati persi in spese dirette dei turisti che non hanno potuto ammirare i pachidermi, e 16 milioni in forniture alle imprese turistiche, che hanno avuto meno clienti.

Non solo. I bracconieri, quelli che rischiano di morire per andare ad uccidere gli elefanti sono sempre poveri che così si guadagnano da vivere.

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“Il succo del discorso è che il ritorno degli investimenti sulla salvaguardia degli elefanti è positivo in Africa – commenta Robin Naidoo, direttore dello studio e scienziato del WWF -. In aggiunta a tutte le altre ragioni per la conservazione, c’è ne è anche una economica”.

Il terrorismo.  Al Shabaab e altre milizie somale si finanziano con il commercio dell’avorio di elefanti uccisi in Kenya e con il commercio del carbone prodotto illegalmente: diverse Ong impegnate nella lotta al bracconaggio e nella difesa dei diritti umani hanno rilevato che anche il tristemente famoso attacco al centro commerciale di Westgate a Nairobi nel settembre 2013, ad opera di Al-Shabaab, è stato in gran parte finanziato con il commercio illegale dell’avorio. Secondo l’Eal (Elephant action League) e l’Aaccord (African Centre for the Resolution of Disputes) il 40% dei finanziamenti del gruppo terroristico è legato al commercio illegale di avorio.

In Nigeria Boko Haram si finanzia con il commercio dell’avorio di elefanti bracconati in Camerun; i miliziani Janjaweed si finanziano con il commercio dell’avorio e del corno di rinoceronte di animali bracconati in paesi limitrofi (come la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centro Africana).

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L’imminente estinzione degli elefanti.  All’inizio del XIX secolo in Africa vivevano circa 25 milioni di elefanti. All’inizio del XX secolo ne erano rimasti 5 milioni. Oggi si stima che, in tutto il continente africano, rimangono circa 350.000 elefanti, ma con un tasso di 35.000 elefanti uccisi ogni anno per il loro avorio, la loro fine è vicina. Il traffico d’avorio ha anche un costo umano con centinaia di persone uccise o ferite negli scontri tra forze dell’ordine e cacciatori di frodo, migliaia incarcerate o spinte verso altre forme di crimine.

 

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