Sebastian Galassi e i diritti dei rider: tra lavoro a cottimo e nessuna tutela
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Sebastian Galassi e i diritti dei rider: tra lavoro a cottimo e nessuna tutela

Restituire la giusta dignità al lavoro, esercitando una spinta costante nella direzione contraria a quella del capitalismo e alla compressione dei diritti: di questo dobbiamo occuparci

Sebastian Galassi e i diritti dei rider: tra lavoro a cottimo e nessuna tutela
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Valentina Mercanti Modifica articolo

10 Ottobre 2022 - 15.51


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Alcuni fatti di cronaca sanno colpirci più a lungo e profondamente di altri, come quando un sistema sociale nocivo al quale tuttavia non ci opponiamo si ripercuote nel modo più violento su una semplice persona. Solo allora emerge una certa consapevolezza di poter fare qualcosa, così iniziamo a discutere di ciò che non va, spesso con una foga che non si sa dove fosse il giorno prima e dove se ne andrà quello dopo. 


È il caso della morte di Sebastian Galassi, giovane che lo scorso fine settimana ha perso la vita in un incidente stradale mentre lavorava come rider per Glovo. Sebastian è una vittima sul lavoro; l’ultima della Gig Economy, un modello la cui fortuna dipende da condizioni di lavoro spesso inconcepibili e commissioni esagerate a carico anche dei piccoli esercenti.


Da un lato, ristoranti e consumatori che vogliono consegne a domicilio a basso costo; dall’altro, studenti, lavoratori precari e disoccupati che si offrono di effettuarle, con mezzi propri, indirizzati da un’app. La comoda filosofia alla base del sistema è che non sia un vero lavoro, ma un’opportunità di guadagnare qualche soldo extra nel proprio tempo libero. 


In buona sostanza, gran parte di queste piattaforme – e Glovo è una di esse – si ostina a configurare i fattorini come lavoratori autonomi, privandoli così delle tutele più importanti e calcolando il loro compenso non in base al tempo complessivo dedicato all’attività ma in base al numero di consegne effettuate, secondo un principio che, effettivamente, ricorda molto la paga a cottimo. 


Tuttavia l’opinione più diffusa è che siano pur sempre “utenti” che “scelgono liberamente” di aderire a un'”opportunità” che tra l’altro, “se non fosse per queste piattaforme”, neppure esisterebbe. Sarà, fatto sta che a Sebastian una consegna è costata la vita e che per l’algoritmo di Glovo quella pizza rimasta a terra non poteva che portare alla “disattivazione dell’account per violazione dei Termini e Condizioni”, altrimenti detta licenziamento.


Restituire la giusta dignità al lavoro, esercitando una spinta costante nella direzione contraria a quella del capitalismo e alla compressione dei diritti: di questo dobbiamo occuparci in qualità di istituzioni e non di meno in qualità di cittadini con il potere di incidere sin dalle piccole cose.

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