Durante la prima metà della presidenza di Jair Bolsonaro, il danno causato alle emissioni di carbonio è stato paragonabile alla devastazione causata dalla siccità record e dall’onda di calore eccezionale dovute al fenomeno El Niño del 2016. Questa allarmante constatazione è stata rilevata da uno studio internazionale sull’Amazzonia, guidato da Luciana Gatti dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale in Brasile, e pubblicato su Nature.
L’analisi ha dimostrato che le emissioni annuali provenienti dalla più vasta foresta pluviale del mondo hanno praticamente raddoppiato nei due anni consecutivi del 2019 e 2020, rispetto alla media registrata nel periodo 2010-2018. Questo repentino incremento è stato ricondotto alle deliberata deforestazione e incendi delle aree ad opera dell’amministrazione di estrema destra nei primi due anni del mandato di Bolsonaro. Queste misure sono state adottate principalmente per liberare terreni destinati all’allevamento del bestiame e all’agricoltura.
L’evoluzione delle emissioni di carbonio nell’Amazzonia è solitamente influenzata dai cicli meteorologici, con assorbimenti maggiori nei periodi umidi e minori nei periodi secchi. Tuttavia, lo studio ha rilevato che l’incremento delle emissioni sotto la presidenza di Bolsonaro è stato principalmente causato dalla riduzione sistematica dell’applicazione delle leggi ambientali in Brasile, piuttosto che da fattori naturali.
Durante il mandato di Bolsonaro, il numero e la severità delle multe per la deforestazione illegale inflitte dalle autorità brasiliane sono notevolmente diminuiti, mentre gli incendi e la deforestazione sono aumentati. Secondo le stime, le emissioni di carbonio sono salite da una media annuale di 0,24 gigatonnellate nel periodo 2010-2018 a 0,44 GtC nel 2019 e 0,55 GtC successivamente.
Lo studio ha individuato che nuove aree della foresta, in particolare nell’area occidentale che è una delle zone più incontaminate del bacino amazzonico, stanno diventando fonti crescenti di emissioni, a causa dell’invasione illegale di terreni da parte di minatori e invasori di terre. Questo accresce la preoccupazione che l’Amazzonia, cruciale per la regolazione del clima mondiale, stia avvicinandosi a un punto di non ritorno, con conseguenze gravi per il clima e la biodiversità.
Luciana Gatti, capo dello studio, ha comparato Bolsonaro a un “El Niño brasiliano”, sottolineando come la sua amministrazione abbia deliberatamente ignorato le leggi ambientali, risultando in queste considerevoli emissioni dall’Amazzonia. L’analisi si basa su misurazioni delle emissioni di CO2 effettuate da piccoli aerei in quattro siti dell’Amazzonia brasiliana, con letture eseguite a diverse altitudini.
La deforestazione è stata una delle principali preoccupazioni durante la presidenza di Bolsonaro, e le sue politiche hanno attirato attenzione sia a livello nazionale che internazionale. Nonostante le sfide, gli scienziati vedono un potenziale momento di opportunità per proteggere le foreste del mondo, con alcuni Paesi che stanno dimostrando un calo nei tassi di deforestazione.