"Noi invadere l'Ucraina? Disinformazione": così la Russia alla vigilia della guerra commentava gli allarmi
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"Noi invadere l'Ucraina? Disinformazione": così la Russia alla vigilia della guerra commentava gli allarmi

Di fronte all’accumulo senza precedenti di truppe russe ai confini dell’Ucraina nei mesi precedenti al 24 febbraio 2022, il governo di Mosca e i suoi principali portavoce misero in campo una narrativa ufficiale consistente nel negare ogni intenzione di attaccare.

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23 Dicembre 2025 - 16.21


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Di fronte all’accumulo senza precedenti di truppe russe ai confini dell’Ucraina nei mesi precedenti al 24 febbraio 2022, il governo di Mosca e i suoi principali portavoce misero in campo una narrativa ufficiale consistente nel negare ogni intenzione di attaccare. Queste dichiarazioni, oggi note come parte di una campagna di disinformazione o di depistaggio strategico, furono ripetute per settimane e mesi mentre i servizi d’intelligence occidentali avvertivano di un’imminente invasione.

Già nell’autunno 2021, quando le tensioni iniziarono a crescere, Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, respinse categoricamente le affermazioni sul possibile attacco. Il 12 novembre 2021 Peskov affermò che “la Russia non minaccia nessuno” e che il movimento di truppe sul territorio russo non doveva essere fonte di allarme per chiunque, definendo le preoccupazioni occidentali una isteria artificiale e infondata e ribadendo che Mosca non aveva “piani aggressivi”. “È completamente sbagliato dire il contrario”, disse, negando piani di invasione e liquidando questi timori come tentativi di demonizzare la Russia.

Nel corso del dicembre 2021, con l’accumulo di decine di migliaia di soldati vicino al confine ucraino, le dichiarazioni di Peskov si fecero ancora più nette: “La Russia non ha alcun piano per attaccare l’Ucraina o qualsiasi altro Paese”, disse in conferenza stampa, insistendo che qualsiasi movimento di truppe fosse parte del diritto sovrano di Mosca e non costituiva una minaccia per nessun altro Stato.

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All’inizio del gennaio 2022 si unirono alla narrazione ufficiale anche altri esponenti russi. Il 17 gennaio, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov respinse come “totale disinformazione” le accuse statunitensi secondo cui il Cremlino stesse cercando di costruire un pretesto — perfino un video artefatto — per giustificare un’invasione, insistendo che tali affermazioni erano infondate.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, fu particolarmente attiva sui media nello sminuire le anticipazioni di un attacco imminente. In un’intervista a fine gennaio 2022 definì i timori occidentali sulla guerra non come un presagio di conflitto, ma come una campagna di isteria e di fake news orchestrata dai media occidentali, insistendo sul fatto che non vi fossero piani di aggressione da parte di Mosca.

Nel corso di febbraio 2022, mentre le tensioni aumentavano e alcune fonti occidentali indicavano date possibili di attacco, funzionari russi continuarono a negare categoricamente. Il 16 febbraio, un alto rappresentante diplomatico russo affermò che “non ci sarebbe stata alcuna escalation questa settimana, o nella prossima, o nel mese a venire”, sostenendo che le previsioni occidentali fossero infondate e persino ridicole.

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Quel giorno Zakharova arrivò a suggerire ironicamente ai media occidentali di pubblicare il “programma delle nostre ‘invasioni’” per permetterle di organizzare una vacanza, sottolineando il tono beffardo con cui Mosca trattava le previsioni di guerra.

A pochi giorni dall’inizio dell’attacco, altre figure dello Stato russo seguirono lo stesso schema: l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov ribadì che “non c’erano piani di invasione” e che le forze russe si trovavano su “territorio sovrano russo” senza minacciare nessuno.

Anche il presidente della commissione Esteri della Duma, Leonid Slutsky, il 24 febbraio stesso — lo stesso giorno in cui l’invasione avrebbe avuto inizio — dichiarò che la Russia “non intendeva scatenare alcuna guerra”, negando le accuse di un’aggressione imminente.

Queste affermazioni furono immediatamente smentite dai fatti: il 24 febbraio 2022, le forze armate della Federazione Russa lanciarono un’invasione militare su larga scala dell’Ucraina, entrando nel territorio ucraino da più direzioni con attacchi di artiglieria, raid aerei e colonne corazzate, segnando l’inizio di una guerra in tutta Europa che continua da allora.

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La sequenza di negazioni ufficiali, ripetute da più esponenti istituzionali russi nel periodo precedente l’invasione — da Peskov a Lavrov, da Zakharova ad Antonov — costituisce oggi un elemento documentato di come la narrazione di Stato fosse in netto contrasto con l’azione militare effettivamente pianificata e poi intrapresa da Mosca. In retrospettiva, queste dichiarazioni sono state analizzate da osservatori internazionali come esempi chiari di deceptive diplomacy: negazioni ripetute e sistematiche che servirono a confondere l’opinione pubblica internazionale e ritardare l’allerta sulla imminente offensiva.

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