Telemedicina: il primo ospedale virtuale nascerà a Viareggio
Top

Telemedicina: il primo ospedale virtuale nascerà a Viareggio

Alla Festa della Salute lanciato il progetto pilota

Telemedicina: il primo ospedale virtuale nascerà a Viareggio
Preroll

redazione Modifica articolo

24 Settembre 2024 - 14.37 Culture


ATF

di Luisa Marini

All’estero gli ospedali virtuali sono già una realtà, in Italia pare lo diventeranno presto. Almeno secondo le previsioni di Motore Salute, organizzatore della Festa della Salute iCARE, che si è svolta nei giorni scorsi a Viareggio, un evento che mette al centro il benessere e la prevenzione, promuovendo un approccio partecipativo e inclusivo alla cura della persona.

Proprio a Viareggio, ha spiegato il direttore scientifico Claudio Zanon, partirà il progetto pilota, ispirato dal Mercy virtual Hospital, operativo negli Usa dall’autunno 2015; altri due progetti, previsti a Como e Cosenza, permetteranno in seguito la copertura, dopo il Centro, anche delle zone del Nord e Sud Italia.

Con una struttura iniziale di circa 1.000 metri quadri, l’ospedale virtuale sarà replicabile in ogni territorio. In pratica, i pazienti potranno accedere online ai servizi medici, utilizzando videochiamate, chat, e-mail o app, ricevendo in tal modo in maniera flessibile e da remoto consultazioni, prescrizioni, il monitoraggio del proprio stato di salute o la gestione delle malattie croniche, con un team di medici che gestiranno le loro esigenze, assicurando supporto e visite regolari.

Leggi anche:  Il calcio si sta “rompendo”: si giocano troppe partite

Zanon, puntando sui risparmi previsti per il settore, ha dichiarato durante la presentazione del progetto che il piano “in base alle nostre stime potrà portare un risparmio per la Regione Toscana di 211 milioni di euro”. E ancora: “Basandosi su una stima di 527.050 ricoveri evitabili per malattie croniche e un costo medio di 5.000 euro per ricovero, i potenziali risparmi per il sistema sanitario italiano ammonterebbero a circa 2,64 miliardi di euro”.

La struttura organizzativa del progetto è privata e non chiede contributi all’Asl ma solo l’accreditamento, ossia l’attivazione di una convenzione per la gestione dei pazienti. L’obiettivo è abbattere le liste d’attesa.

Il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti si è espresso in modo cauto: “Dobbiamo fare in modo che la tecnologia sia la più inclusiva possibile. La tecnologia è una sorella maggiore che dobbiamo considerate con molta attenzione e allo stesso tempo con molta fiducia”.

Attualmente, un enorme traffico è generato dagli spostamenti dei pazienti, soprattutto dal Sud verso il Nord, e in tal modo il risparmio riguarderebbe sia le strutture sanitarie che i pazienti stessi. Ma quali saranno i costi per l’utente finale? E dove andrà a finire il rapporto umano diretto medico-paziente? E ancora, si tratta di una previsione che privilegia chi ha familiarità con i nuovi media, ma taglia fuori almeno una parte della fascia più anziana della popolazione, per difficoltà di accesso alla telematica.

Native

Articoli correlati