La crisi della politica e le responsabilità dell’informazione 

La responsabilità della televisione pubblica resta enorme, soprattutto nell’esprimere con originalità il suo ruolo senza farsi condizionare da modelli e spinte consumistiche che l’assalgono da ogni parte

La crisi della politica e le responsabilità dell’informazione 
Giornalismo e informazione
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Nuccio Fava Modifica articolo

30 Luglio 2023 - 09.44


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Spesso fortunatamente arriva puntuale la vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera a consolarci per la possibile migliore comprensione del significato e della portata di un avvenimento. Anche di un evento importante e complesso come quello riguardante il PNRR. La vignetta coglie il Presidente Mattarella che insegue con il ventaglio in mano – dono tradizionale dei giornalisti parlamentari – il ministro Fitto che fugge con in mano le scartoffie con le modifiche apportate al PNRR.

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In effetti, pur non sottovalutando l’importanza del risultato raggiunto tra Italia e UE, non sarebbe onesto sottacere il non piccolo buco prodotto dalla scelta di  non poter utilizzare gli investimenti previsti per la gravissima questione ecologico-climatica. Del resto, la protesta e il disagio dei sindaci e dei governatori ne è stata conferma anche se in gran parte sottaciuta e certo non sufficientemente garantita da una generica dichiarazione: “si provvederà con altri fondi”. Al solito una promessa ed una speranza che non offrono alcuna vera risposta o almeno rassicurazione da parte del Governo. 

L’Ironia e la libertà di stampa di Giannelli ci aiutano a comprendere e cogliere l’insostituibile funzione che queste hanno per la vita democratica e la consapevolezza dei cittadini. Atteggiamento che spesso non troviamo come impegno adeguato da parte dei nostri telegiornali, aggravato dalla invasione indiscriminata dei social network. Problema grave che viviamo quotidianamente, a tutte le ore, nella società italiana. Non soltanto perché caratterizza anche la condizione della comunicazione in tutta Europa e, in modo drammatico, nei paesi autoritari a cominciare dalla Cina e dalla Russia di Putin. Riguarda in sostanza il punto più delicato del futuro della stessa democrazia alle prese con una progressiva caduta della partecipazione al voto e all’impegno nel sociale. 

Certo c’è al fondo anche un serio problema di cultura e di formazione che, con buona pace del nuovo Ministro, sembra essere avvertito solo in termini organizzativi e orientati alla formazione tecnologica e informatica e alla accentuata esasperazione del tema degli sbocchi professionali. Tuttavia, proprio per i problemi di fondo sopra accennati dell’informazione e della cultura, il campo della formazione storico critica e della riflessione e crescita personale restano il terreno decisivo sul quale investire.

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Anche dal punto di visto della crisi della politica, non c’è realistica possibilità di affrontarla adeguatamente, abbandonando la strada della formazione, della riflessione, del dialogo e della crescita comunitaria. Tutti aspetti che non si esauriscono in ogni caso, nella esasperata rincorsa e sollecitazione a partecipare a superficiali concorsi canori, poetici, letterari e quant’altro.  Anche in questo la responsabilità della televisione pubblica resta enorme, soprattutto nell’esprimere con originalità il suo ruolo senza farsi condizionare da modelli e spinte consumistiche che l’assalgono da ogni parte. A cominciare dall’invasione pubblicitaria che andrebbe quantomeno ridotta e ricondotta a regole e criteri non esclusivamente commerciali.  

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