“La posizione” dei marò Latorre e Girone “è stata ancor più chiarita”. Ha commentato così l’inviato del governo Staffan De Mistura l’interrogatorio dei quattro militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie insieme a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati da New Delhi di aver ucciso due pescatori del Kerala. Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte sono stati ascoltati singolarmente dagli inquirenti di New Delhi in videoconferenza all’ambasciata indiana a Roma.
I tempi e le modalità per l’interrogatorio dei quattro fucilieri era diventato nelle ultime settimane uno dei nodi più spinosi nel negoziato tra New Delhi e Roma. Sul punto l’Italia si è dimostrata molto ferma e decisa a non far partire i quattro alla volta dell’India, autorizzando però che venissero ascoltati in videoconferenza dagli inquirenti di New Delhi.
La National Investigation Agency (Nia) indiana vuole far luce sul sospetto che i colpi che uccisero i pescatori siano partiti in realtà non dalle armi dei due marò sotto processo in India ma da quelle di due degli altri quattro sottufficiali rientrati in Italia nel febbraio 2012, dopo l’incidente.
I dubbi sono alimentati dalle perizie balistiche che avrebbero evidenziato come i proiettili ritrovati sui cadaveri non fossero compatibili con i fucili Beretta in dotazione a Girone e Latorre ma con quelle di altri due militari. La Nia è stata incaricata di indagare sull’uccisione dei due pescatori da un giudice speciale nominato dalla Corte suprema indiana che aveva giudicato non valido il procedimento avviato dalla magistratura dello Stato del Kerala.