Terremoto: la mafia a L'Aquila per la ricostruzione
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Terremoto: la mafia a L'Aquila per la ricostruzione

Rosy Bindi, presidente della Commissione Anti mafia: 'I soldi pubblici per la ricostruzione continueranno ad arrivare, lo Stato deve controllare come e quanto siano spesi bene'.

Terremoto: la mafia a L'Aquila per la ricostruzione
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15 Luglio 2014 - 17.25


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La Commissione Anti Mafia a L’Aquila per fare il punto sulle ultime indagini della Direzione distrettuale antimafia che hanno portato agli arresti di imprenditori legati al clan dei Casalesi, in particolare con il boss Michele Zagaria.

«È un problema quello della mafia che esiste oggi – ha commentato la presidente della Commissione, Rosy Bindi – e non esisteva prima in questa terra. Possiamo dire che il terremoto da una parte e scelte sbagliate sull’ emergenza della ricostruzione hanno aperto la strada anche all’infiltrazione e all’insediamento della mafia. Questo va detto perchè sarebbe ingiusto nei confronti dell’Abruzzo, della sua storia non datare con il terremoto e con gli sbagli che si sono fatti nella fase successiva, l’insediamento della mafia».

«Abbiamo constatato alcune carenze nella legislazione – ha aggiunto l’onorevole Bindi – che il Governo intende colmare. A partire dalla mancanza di una banca dati e di informazioni adeguate per poter fare i controlli e poi abbiamo constatato la straordinaria capacità dei poteri mafiosi di capire dove sono le vere debolezze».

La presidente della Commissione Antimafia ha spiegato che «Oggi si specula prevalentemente sul lavoro perchè questa è la necessità più grande che ha il nostro Paese in questo momento. Faccio riferimento ai Casalesi nella ricostruzione privata, ed è questa l’emergenza più grande che ha questo Paese ovvero i poteri mafiosi che sono riusciti ad inserirsi.

Il fatto che si sia scoperto con una indagine così accurata ed anche veloce questo criminale comportamento, sta a significare che c’è vigilanza, c’è presenza dello Stato e delle forze dell’ordine.

Sono emerse carenze normative soprattutto per quanto riguarda i controlli per i cantieri privati, si tratta di denaro pubblico ancorchè speso da privati, dobbiamo controllare con gli stessi strumenti con i quali si controllano gli appalti pubblici, forse anche di più. Molti soldi sono stati spesi molti ancora dovranno essere spesi e dovranno essere controllati in maniera regolare.

Io credo che il Governo stia già lavorando sulle norme ad hoc per combattere le infiltrazioni della mafia negli appalti, e naturalmente anche noi con questa visita faremo la nostra parte per dare il nostro consiglio, il nostro parere ma anche per chiedere un’accelerazione.

In Italia siamo attrezzati a combattere le mafie». Ha detto la presidente Bindi a margine dei lavori che la stessa Commissione sta avendo con le autorità istituzionali e delle forze dell’ordine all’ Aquila, presso la Prefettura, dopo le ultime inchieste della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo in cui è emersa la presenza di imprenditori vicini ai Casalesi, nell’ambito della ricostruzione privata.

«I soldi pubblici devono arrivare per le necessità che ci sono. Va controllato il modo con il quale vengono spesi. Gli aquilani e gli abruzzesi non possono essere privati dei fondi per la ricostruzione poichè hanno tutti i diritti ad averli. E’ dovere delle istituzioni approntare i controlli, e un sistema che consenta che questi soldi siano spesi bene». Così ha risposto a chi tra i giornlisti chiedeva se le inchieste possono bloccare l’invio di soldi pubblici da destinare alla lunga e difficile ricostruzione.

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