Solitudine dei nostri figli, autismo delle forze politiche
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Solitudine dei nostri figli, autismo delle forze politiche

Nuovi linguaggi e nuovi gusti contribuiscono ad alzare barriere con i genitori e al tempo stesso segnalano la solitudine e il disinteresse dei nostri ragazzi.

Solitudine dei nostri figli, autismo delle forze politiche
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17 Maggio 2015 - 10.21


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di Nuccio Fava

La morte dello studente padovano precipitato dal quinto piano di un albergo milanese, durante una gita scolastica per visitate l’Expo, richiede qualche riflessione in più. Comprensibile l’impegno degli inquirenti per chiarire modalità e cause di quella tragica morte. I genitori chiedono di conoscere tutta la verità, ma non sarà facile né semplice. Sappiamo del troppo alcool bevuto fino all’alba, si sospetta di alcuni scherzi di pessimo gusto. Solo questo finora mentre i genitori distrutti implorano “che chi sa, parli”.

“Tutto bene, ok”: quante volte abbiamo ricevuto questa risposta liquidatoria quasi un ritornello che vorrebbe essere rassicurante da parte dei nostri figli. Tenti di proseguire: “come va con i tuoi amici?” a scuola o all’università? Hai qualche problema, difficoltà? No papà tutto bene, tutto ok non ti preoccupare”. Non cambia il senso e il tono delle risposte se ci rivolgiamo a qualche amico che passa per casa. Riconoscerlo è triste, ma troppo spesso è questo il dialogo che si riesce a stabilire con i nostri figli magari guardando distrattamente un telegiornale durante la cena. Né dalla tv vengono grandi spunti e i ragazzi sono tentati prevalentemente dai social e dagli sms che non si interrompono mai.

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Nuovi linguaggi e nuovi gusti contribuiscono ad alzare barriere di incomunicabilità che danno un senso di estraneità al genitore e al tempo stesso segnalano la solitudine e il disinteresse dei nostri ragazzi. Sarà anche colpa della fretta e del l’urgenza di scambiare messaggi non solo sintetici ma anche superficiali o impiegati per fissare appuntamenti e il luogo della pizza e della birretta, ma c’è anche ma forse soprattutto una grande responsabilità di noi adulti. Non solo noi genitori, ma anche la scuola, la politica, la Chiesa e persino il mondo dello sport. Prevale come modelli quello di primeggiare ad ogni costo, di potere far soldi il prima possibile e in qualche modo con ogni mezzo.

Se questo è il modello prevalente nella società non bastano da soli i pur volenterosi genitori, se sono carenti le principali agenzie di formazione quali la scuola e l’università. Se anche la Chiesa fa fatica ad interloquire con i giovani come un tempo accadeva attraverso l’oratorio e l’associazionismo cattolico.

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Un tempo anche i partiti politici erano in qualche modo un riferimento e molto giovani facevano formazione politica attraverso le sezioni e i movimenti giovanili. Tutto è cambiato con l’avvento del berlusconismo e l’inadeguatezza e l’incapacità di rinnovarsi e di trovare nuove risposte da parte della sinistra. Sia pure per sommi capi è questo lo scenario he si presenta ai nostri giovani in un contesto di crisi e di mancanza di lavoro. Sfortunatamente anche l’occasione della riforma della scuola, si traduce in esito comunque negativo perché il governo non è riuscito a far comprendere le ragioni della riforma. E soprattutto ha seguito un percorso di forzature e di imposizioni preoccupato di scadenze e di far soprattutto in fretta mettendo in opera l’opposto di quel dialogo e di quel confronto che sarebbero indispensabili.

I giovani sono stati di fatto esclusi al pari di insegnanti e famiglie dalla concreta possibilità di interloquire e di dare un contributo. Del resto anche le forze politiche sembrano sempre più autistiche, incapaci di un vero dialogo in Parlamento e nel Paese

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