La strage dei braccianti africani che per pochi euro si spaccano la schiena
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La strage dei braccianti africani che per pochi euro si spaccano la schiena

Quattro morti in un incidente dopo aver passato la giornata a raccogliere pomodori. Tutti giovani, tutti senza documenti. Alti quattro sono gravissimi. E dietro questa tragedia l'ombra del caporalato

L'incidente
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4 Agosto 2018 - 17.15


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Una tragedia che riporta in primo piano il problema delle condizioni di lavoro di tanti migranti: quattro braccianti africani sono morti in incidente stradale avvenuto nel pomeriggio in provincia di Foggia.
Le vittime, uomini originari della Guinea Bissau e del Gambia, erano impiegati nella raccolta del pomodoro nelle campagne del foggiano. Il furgone su cui viaggiavano con altri due connazionali, per cause ancora da accertare, è stato travolto da un Tir che trasportava pomodori sulla strada provinciale 105, che collega Ascoli Satriano a Castelluccio dei Sauri.  Sul posto sono intervenuti agenti della polizia stradale e vigili del fuoco del comando provinciale di Foggia.
Tre stranieri sono morti sul colpo mentre una quarta vittima è morta poco dopo essere giunta agli Ospedali Riuniti di Foggia. Stando alle prime indiscrezioni le vittime non avevano documenti ed erano tutte giovanissime. Avevano tutte intorno ai vent’anni. “La verità di quanto accaduto non si esaurisce nella dinamica dell’incidente, ma ha radici ben più profonde – e ormai tristemente note – fatte di marginalità sociale estrema, di ignobile sfruttamento dello stato di bisogno di ragazzi soli e senza diritti, costretti alla sopravvivenza tra le baracche dei ghetti, in un contesto sociale che sempre più li rende preda unicamente di sentimenti di rabbia e di insofferenza.” Dichiara in una nota Daniele Iacovelli, segretario generale della Flai Cgil di Foggia. I ragazzi stavano tornando nei loro alloggi dopo una lunga giornata di lavoro, chini sotto il sole, per la raccolta del pomodoro. Proprio quei pomodori, quintali, riversavano per terra, sull’asfalto, tinto di rosso, appena dopo il frontale. Ora gli inquirenti vogliono accertare se i braccianti coinvolti nell’incidente fossero lavoratori assunti regolarmente o vittime del caporalato.

 

“Ridurre il tragico incidente di ieri in cui hanno perso la vita quattro braccianti stranieri a mera fatalità significa voler chiudere gli occhi di fronte allo strapotere dei caporali nelle nostre campagne. Un’altra stagione di raccolta del pomodoro sta finendo e poco o nulla è cambiato nelle condizioni di sfruttamento cui sono costretti migliaia di uomini e donne, che contribuiscono alla ricchezza del settore agricolo pugliese”. E’ quanto sostengono in una nota Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia, e Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Puglia, dopo l’incidente stradale avvenuto ieri nel Foggiano nel quale sono morti quattro braccianti agricoli ed altri quattro sono rimasti gravemente feriti. “Le condizioni dei lavoratori sottoposti a grave sfruttamento in agricoltura sono note, rilanciate anche nell’ultimo rapporto sulle agromafie dell’Osservatorio Placido Rizzotto dell Flai nazionale. L’orario medio – denunciano – va da 8 a 12 ore di lavoro al giorno. Nessuna tutela e nessun diritto garantito dai contratti e dalla legge; una paga media tra i 20 e i 30 euro al giorno; lavoro a cottimo per un compenso di 3/4 € per un cassone da 375Kg; un salario inferiore di circa il 50% di quanto previsto dai contratti. I lavoratori sotto caporale devono pagare anche il trasporto a secondo della distanza, mediamente 5 euro”. Trasporti – aggiungono – “che avvengono non con le necessarie misure di sicurezza, spesso stipati più del consentito in questi furgoni che a decine e decine attraversano in questi giorni le campagne del Foggiano e non solo. La legge 199 fortemente voluta dal sindacato di contrasto al caporalato sta funzionando sotto l’aspetto repressivo ma poco o nulla si è riuscito a fare nel fornire servizi legali ai lavoratori, dall’accoglienza all’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro fino proprio si trasporti. Senza un intervento pubblico su questi tre aspetti continueranno a proliferare i caporali”. La Regione Puglia – si conclude – “aveva anche trovato risorse per bandi pubblici necessari a organizzare servizi di trasporto dedicati nella stagione della raccolta, ma per procedere sarebbe servita la piena collaborazione delle imprese per costruire percorsi e tarare il servizio. Così non è stato e questi morti di ieri, cui va il cordoglio di tutta la Cgil regionale, pesano sulla coscienza di imprenditori senza scrupoli che puntano a fare profitti mettendo a rischio la vita di uomini e donne e alimentando circuiti economici criminali”

 

 

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