Assume dei contorni seriamente preoccupanti la vicenda di Patrick George Zaki, studente all’università di Bologna e attivista egiziano arrestato al suo arrivo al Cairo con l’accusa di istigazione alle proteste e diffusione di notizie false e successivamente trasferito al carcere di Mansoura.
Zaki nelle prime 24 ore tra arresto e detenzione stando quanto riferito da Eipr è “è stato picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato sul suo lavoro e sul suo attivismo”. La procura egiziana ha ordinato poi quindici giorni di custodia cautelare.
Riccardo Noury, presidente di Amnesty Italia, che si sta occupando di seguire il caso di Zaki cercando di raccogliere e filtrare più informazioni possibili, ha espresso la sua preoccupazione: “se parte questo stillicidio dei 15 giorni di detenzione rinnovabili rischia di essere dimenticato”. Noury si è comunque voluto mostrare un minimo ottimista: “Non sottovalutiamo di aver fatto questo ‘rumore'” per Patrick: “E’ una deterrenza per chi pensa che nessuno nel mondo sappia cosa succede e che quindi crede di poterlo trattare come gli pare, come accaduto con Giulio”
Inevitabile dunque che la mente non torni al caso Regeni, dal quale sono passati quattro anni. Nel frattempo la Farnesina si è attivata direttamente per la vicenda.
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