Silvia e il "partito americano". Come si criminalizza una liberazione
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Silvia e il "partito americano". Come si criminalizza una liberazione

Il “partito americano” ce l’ha, e non da oggi, con l’Italia colpevole ai loro occhi di pagare riscatti.

Silvia Romano
Silvia Romano
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

12 Maggio 2020 - 12.10


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Un tempismo che fa pensare. E pensare male. Perché non c’è nulla di casuale nell’attacco frontale condotto contro Silvia Romano nel giorno della sua liberazione.
Attenzione: il becerume di cui trasudano i titoli vomitati in prima pagina da Libero, la Verità, Il Giornale, contro Silvia la “traditrice”, la “convertita”, poteva, visti i pulpiti, essere messo in conto. Così come la caterva di insulti, spregevoli, all’indirizzo di Silvia, sparati a raffica dagli odiatori seriali della tastiera. L’esistenza dell’italietta dell’odio è cosa nota. Così come la sponda politica che essa trova nella destra razzista e fascista di Salvini e Meloni. Quegli attacchi sguaiati, scomposti, intrisi di una misoginia violenta (non è un caso che l’italietta dell’odio dia il peggio di sé quando nel mirino c’è una donna, Silvia Romano, Carola Rachete e altre) erano da mettere nel conto. Più pericoloso, perché più intelligente, è la narrazione che sta mettendo in piedi, e in pagina, il “partito americano”, quello che in Italia può contare sul sostegno attivo di personalità importanti nel mondo della comunicazione, della politica, della finanza e via elencando.
Il “partito americano” ce l’ha, e non da oggi, con l’Italia colpevole ai loro occhi di pagare riscatti, non giriamoci intorno, per riavere in libertà connazionali rapiti da criminali comuni o jihaidizzati. Ora, chiunque sa un po’ di storie di intelligence, la storiella che gli americani non trattano mai con i terroristi mettendo nel conto che questo può voler dire la morte dell’ostaggio, è, per l’appunto, una storiella. Perché si piò trattare, e si è trattato, con i peggio tagliagole in circolazione, per interposto paese, o assicurando loro se non dollari, protezione e armi. Le armi. Nel giorno della liberazione della cooperante italiana, mentre la festa veniva rovinata da titoli e twitter al veleno, ecco uscire una intervista ad un presunto comandante di al-Shabaab che fa sapere che con i soldi – 1-2-4 milioni di dollari, la riffa è ancora in corso – i jihadisti somali ci compreranno armi.
Certo, se rimane qualche spicciolo, sarà usato per acquistare cibo – anche i jihadisti hanno bisogno di un consenso popolare non estorto solo con la forza – ma il grosso del riscatto verrà utilizzato per ingrossare l’arsenale militare. Ingrossarlo con i soldi del riscatto di Silvia Romano. Con i soldi italiani.
E qui entriamo nel corollario, non detto ma lasciato intendere, dal “partito americano” made in Italy: se vi saranno, e nulla fa pensare al contrario, altri attacchi terroristici in Kenya, magari contro qualche resort per occidentali, o vi saranno altri rapimenti, saranno compiuti anche grazie ai soldi del riscatto di “Aisha”.
Il cerchio si chiude. Naturalmente, il “partito americano” è troppo intelligente e addestrato per attaccare frontalmente il Governo in carica per aver salvato Silvia Romano. Salvata con un prezioso lavoro dei nostri 007 dell’Aise, con il supporto, non gratuito, dei servizi turchi. E col pagamento di un riscatto. Meglio di un attacco frontale c’è il lavoro ai fianchi, far trapelare di uno scontro tra Conte e Di Maio, lasciar intendere, più o meno chiaramente, che il prezzo che l’Italia dovrà pagare non è solo quello del riscatto versato ai sequestratori, ma quello che esigeranno gli altri protagonisti di questa vicenda, i turchi in primo luogo.
In Italia, si sa, la memoria è corta, soprattutto quando serve narcotizzarla. Che l’America abbia fatto nascere al-Qaeda in funzione anti-russa, che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, recentemente lodato da Trump, abbia riempito le carceri di oppositori e arruolato in Siria miliziani qaedisti ed ex Isis, per portare a termine la pulizia etnica contro i curdi-siriani nel Rojava, per poi dirottarli a fare il lavoro sporco in Libia, tutto questo il “partito americano”, lo sa molto bene. Ma lo occulta.
Perché la notizia da sparare è che l’Italia ha armato i terroristi somali, e dunque ne è diventata complice. E di questo, l’ultimo ignobile non detto ma lasciato intendere, dobbiamo ringraziare Silvia la “convertita”.

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