Segre: "I viaggi della Memoria non sono gite, ad Auschwitz si va magari avendo saltato la colazione e senza pellicce"
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Segre: "I viaggi della Memoria non sono gite, ad Auschwitz si va magari avendo saltato la colazione e senza pellicce"

Poco prima che a Palazzo Madama arrivasse il primo via libera unanime al disegno di legge per un fondo a favore delle scuole superiori per visitare i campi nazisti, Liliana Segre ha mandato un chiaro messaggio

Segre: "I viaggi della Memoria non sono gite, ad Auschwitz si va magari avendo saltato la colazione e senza pellicce"
La senatrice a vita Liliana Segre
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19 Gennaio 2023 - 10.43


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I viaggi della Memoria “non sono gite”, ad Auschwitz “si va in silenzio, con vestiti adeguati”, come “in un santuario”, in “un modo civile, religioso, nostalgico” e “magari avendo saltato la colazione del mattino”.

Poco prima che a Palazzo Madama arrivasse il primo via libera unanime al disegno di legge per un fondo a favore delle scuole superiori per visitare i campi nazisti, Liliana Segre ha mandato un chiaro messaggio a chi si reca in quei luoghi di sterminio, a cui la senatrice a vita è sopravvissuta e dove non ha voluto mai fare ritorno.

In Senato – dove su proposta del presidente Ignazio La Russa il Giorno della memoria sarà ricordato alla vigilia, il 26 gennaio – Segre ha rievocato le immagini “di un gruppo di ragazzi olandesi” che sotto la scritta Arbeit macht frei entravano nel lager “ascoltando la musica e leccando un gelato”.

Ma anche l’invito declinato per il cinquantenario della liberazione, nel 1995, con capi di stato e governo: “Non me la sono sentita. Quando poi ho letto e sentito alla radio la descrizione delle pellicce della regina di Olanda e di Berlusconi ero contenta di non aver accettato”.

Le visite delle scolaresche nei campi di concentramento “hanno una portata senza eguali per far constatare il risultato dell’antisemitismo e di un’ideologia perversa”, ha sottolineato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, presentando le iniziative per il Giorno della memoria patrocinate da Palazzo Chigi. Serve però, “uno sforzo di cercare un linguaggio vicino ai giovani per non far sembrare lontano quel dramma”, ha aggiunto, dopo aver stigmatizzato la frase del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov rimbalzata di primo mattino da Mosca: dire che gli Usa e i loro alleati vogliono mettere in pratica “una soluzione finale” contro la Russia “come Hitler per gli ebrei”, sono “stupidaggini” e “banalizzazioni della Shoah”, ha chiarito il sottosegretario con delega ai servizi segreti, che ha poi definito “molto concreta l’attenzione del governo sull’incremento di episodi di antisemitismo, soprattutto sui social, dove il rancore antisemita è crescente”. L’indifferenza è un altro rischio sempre presente, ha convenuto la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, che ha ringraziato il governo “per l’attenzione”.

In attesa di una nuova commissione Segre (giovedì voterà il Senato), la presidente dell’Ucei ha avvertito che “la sfida è attuare le raccomandazioni di quella vecchia: c’è l’ipotesi di rendere una fattispecie autonoma il reato di incitamento all’odio, banalizzazione e negazionismo, che oggi è un’aggravante. E poi c’è il discorso sull’apologia del fascismo”.

Le iniziative patrocinate da Palazzo Chigi cominciano il 23 gennaio con il ‘Concerto della memoria 2023’ al Teatro dell’Opera di Roma, con l’anteprima del docufilm ‘Il respiro di Shlomo’ e il violino di Jan Hillebrand, suonato per cinque anni nella LagerKapelle di Auschwitz.

Il 29 a Milano va in scena la corsa non competitiva alla scoperta dei “luoghi della memoria”. A Trieste il 24 sarà inaugurata la mostra “1938-1945. La persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia”.

Poi il 26 alla Casina dei Vallati a Roma quella sulla storia dell’Aktion Reinhardt, il progetto di sterminio degli ebrei polacchi.

Quindi il 29 aprirà la biennale “Arte in Memoria”, alla sinagoga di Ostia Antica. Intanto Ucei e Ministero dell’Istruzione hanno avviato un concorso per ragazzi che ha dato fra i suoi frutti una canzone rap, che si conclude così: “E’ ancora presto per cantare vittoria”. “E’ presto – ha commentato Di Segni – e abbiamo molto anche noi da imparare dai giovani”.   

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