Ci sono giornalisti in cerca di alibi per diventare il megafono di palazzo Chigi
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Ci sono giornalisti in cerca di alibi per diventare il megafono di palazzo Chigi

Mlti per fare carriera, per andare comunque in video, per conquistare in ogni caso promozioni e avanzamenti comprensibili e forze inevitabili tentazioni di ogni fase di storia della Ra

Ci sono giornalisti in cerca di alibi per diventare il megafono di palazzo Chigi
Giorgia Meloni
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Nuccio Fava Modifica articolo

5 Gennaio 2024 - 18.29


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Anche partiti, governo e parlamento, è un brutto male la questione morale che abbiamo già drammaticamente conosciuto nella storia italiana. Anche con forzature e latitanza della politica, che ha causato addirittura la scomparsa di tutti i partiti storici con la conseguente crisi di tutto il sistema politico e causare addirittura una nuova fase della politica definita, non senza approssimazione Seconda Repubblica.

Una fase segnata principalmente dall’assassinio di Aldo Moro e dall’emergere di un nuovo equilibrio caratterizzato soprattutto dal progetto dell’On. Craxi in accordo con la maggioranza Democristiana post Zaccagnini sostituito dall’On. Forlani nella guida della DC spostata nettamente a destra e convergente su questa nuova scelta dall’On. Forlani. Enormi sommovimenti dunque causati proprio dai problemi delle tangenti e delle mazzette che provocarono uno sconquasso in tutti i partiti. Specie quello Socialista e Democristiano emblematicamente segnato dall’espatrio in Tunisia dell’On. Craxi abbandonato dai suoi stessi amici e costretto a finire i suoi giorni ad Hammamet.

Vicende ricordate con efficacia e non senza discutibili interpretazioni ma decisamente con straordinario racconto e efficace rappresentazione di una storia personale assolutamente drammatica.

Sorprende non poco pertanto la disinvoltura con cui la Presidente del Consiglio invita tutto il centro destra a schierarsi a difesa pregiudiziale del Capo Leghista suo vice presidente e ministro delle Infrastrutture e principale animatore della assurda battaglia per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Opera faraonica e spropositatamente costosa priva di certi e sicuri e anche di reali vantaggi per il traffico di persone e cose. In ogni caso inevitabilmente costosa in un momento in cui il bilancio dello Stato piange dolori e le stesse comunità apparentemente più interessate reagiscono negativamente alla spesa e al contributo forzosamente richiesto a loro insaputa dal governo centrale.

Sorprende fortemente quindi che la Presidente Meloni definisca inutile e superfluo l’acquisizione di informazioni e precisazioni dal Vice Presidente Salvini sulle mormorazioni e le vicende giudiziarie collegate allo scandalo della famiglia Verdini di cui si è occupata ampiamente tutta la stampa, anche i giornali vicini al Centrodestra a cui minaccia querele senza fornire alcun elemento di chiarificazione e trasparenza al tanto materiale uscito su numerosi giornali di colore diverso, anche notoriamente vicini a partiti di governo.

E’ uno degli elementi uscito dalla lunga e problematica conferenza stampa della Presidente del Consiglio del tutto insufficiente rispetto alle attese e alle domande dei cronisti specialmente nel modo liquidatorio con cui ha affrontato il problema della libertà di stampa e della Rai, paradossale che la Presidente del Consiglio abbia ricordato, senza definirlo fascista, il periodo in cui era giovane militante del FUAN e la Rai assegnava al movimento sociale lo 0,4 del tempo rispetto alla durata ben maggiore dell’attenzione riservata alle altre forze politiche.

Purtroppo sempre la Rai è stata condizionata dai partiti, specie di governo, e alcuni di noi siamo stati sempre critici di fronte a certe dipendenze e, soprattutto alla Democrazia Cristiana e al governo e tuttavia, con Ettore Bernabei Direttore Generale nacque la Tribuna Politica e le Tribune Elettorali con la presenza addirittura dei direttori di tutti i quotidiani di diversa tendenza e, come qualcuno anziano come me di sicuro ricorderà della prima apparizione in diretta televisiva dell’On. Togliatti e, su altro fronte dell’On. Segretario del Movimento Sociale Almirante.

Come pure, ai tempi di Jacobelli dell’On. Pannella – silenzioso e imbavagliato per 40 minuti in assoluto silenzio per protestare contro la scarsa attenzione riservata al suo movimento personalmente del resto, giovane dirigente studentesco durante i gravi incidenti studenteschi all’Università di Roma per la morte di Paolo Rossi, mi buscai una querela dal Segretario Missino di quel tempo per aver espresso un giudizio secondo il quale (rispondendo a una domanda di Sergio Zavoli) sostenevo che c’era una responsabilità sicuramente di alcuni giovani estremisti del movimento sociale ma anche di protagonisti non secondari della sinistra giovanile.

In sostanza uno scontro fomentato da opposti estremismi. E inaffi dopo l’interrogatorio fui totalmente giudicato innocente e prosciolto.

In ogni caso il valore e la correttezza dell’informazione, specie del servizio pubblico non dovrebbero essere valutati principalmente dalla durata dei minuti o dei secondi assegnati in questo o quel giornale, in questa o quella trasmissione, né tantomeno porre con forza l’esigenza di un necessario recupero di spazio e di durata come ha sostenuto la Presidente invocando il diritto ad un risarcimento per i presunti danni precedenti.

Invece non pochi colleghi trovano in questa posizione della Presidente del Consiglio l’alibi sufficiente per diventare un quasi megafono di Palazzo Chigi: per fare carriera, per andare comunque in video, per conquistare in ogni caso promozioni e avanzamenti comprensibili e forze inevitabili tentazioni di ogni fase di storia della Rai e anche più in generale, ma certo in misura minore, di tutte le esperienze scritte, parlate e radiotrasmesse.

Personalmente mi è capitato di essere in poche ore sostituito al Tg1 da Bruno Vespa per aver sostenuto la linea di un bravo collega Remondino e del caporedattore Roberto Morrione che aveva documentato il nesso tra la Cia e finanziamenti alla P2 di Licio Gelli. Abile faccendiere che portava in tasca durante il drammatico finale dell’ultima guerra, la tessera della Repubblica di Salò da un lato e quella del Partito Comunista dall’altro. Promotori della mia defenestrazione l’allora Direttore Generale Pasquarelli e la forte spinta del Presidente Cossiga, poco prima delle sue insistite picconature.

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