Bersani: il Pd ha fallito la prova
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Bersani: il Pd ha fallito la prova

Dopo le dimissioni torna a parlare il segretario democratico: di fronte alla prima vera prova di responsabilità abbiamo mancato.

Bersani: il Pd ha fallito la prova
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redazione Modifica articolo

5 Maggio 2013 - 10.27


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”Messi di fronte alla prima vera
responsabilità nazionale da quando siamo nati, abbiamo mancato
la prova”. Parola di Pier Luigi Bersani , segretario dimissionario del Pd, che riflette sulla disfatta del suo partito. Spero le mie dimissioni ”servano a qualcosa”. Intervistato dall’Unità,
ribadisce che il partito deve ”sostenere con determinazione” l’esecutivo, ma non deve cadere nei tranelli dei ”diktat e pretese senza fondamento” di Berlusconi, come l’abolizione dell’Imu e la presidenza della Convenzione.

L’ex segretario ripercorre quanto avvenuto durante l’elezione del capo dello Stato: ”siamo venuti meno a
delle decisioni formali e collettive. In quel passaggio, nell’inconsapevolezza di tanti di noi, è tramontata la possibilità
di un governo di cambiamento”, osserva Bersani. ”in questa
vicenda sono emersi problemi che dobbiamo assolutamente
affrontare. Primo: un deficit di autonomia, una nostra
incomprensibile permeabilità, una difficoltà ad esercitare un
ruolo di rappresentanza, di orientamento, di direzione.

Secondo:
l’incapacità di distinguere tra funzioni istituzionali, come è
quella del Presidente della Repubblica, e funzioni politiche e
di governo”.

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Il terzo problema è ”l’irrompere di rivalse, ritorsioni,
protagonismi spiccioli”, sottolinea Bersani, che chiede:
”vogliamo essere un soggetto politico o uno spazio politico
dove ognuno esercita il proprio protagonismo?”.

Adesso ”ci vuole un congresso vero, che sia svincolato dalla
scelta di un candidato premier, visto che per la prima volta da
quando esiste il Pd un presidente del Consiglio lo abbiamo”,
afferma Bersani, secondo cui ӏ possibile avviare una
procedura per arrivare a una modifica dello statuto tale per cui
non ci sia più coincidenza tra la figura del segretario
e quella del candidato premier”. L’Assemblea di sabato
prossimo, aggiunge, ”deve dare un mandato pieno a qualcuno che
dovrà condurci nella fase congressuale e intanto rappresentare
il Pd di fronte al Paese. Una figura che goda di un largo
consenso e che sia di garanzia per tutti”.

Bersani rivendica le sue scelte, sottolineando: ”sbaglia chi sostiene che mi sarei fatto
umiliare da Grillo. L’arroganza umilia chi la mostra e rimarrà
l’idea di una mia disponibilità a lavorare per un governo del
cambiamento. L’idea di Grillo è stata fin dall’inizio quella di
tenersi totalmente disimpegnato e cercare di lucrare il più
possibile sulla necessità di una convergenza tra noi e la
destra”. E su Rodotà dice: ”è una figura degnissima
ma è stata strumentalizzata per un’operazione politica
finalizzata a creare difficoltà piuttosto che a ricercare
soluzioni”, e poi ”pensiamo davvero che ci sarebbero stati i
voti?”. In ogni caso, conclude, ”non è accettabile un
prendere o lasciare”.

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