Promesse, fasti e caduta: i mille giorni di Renzi premier
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Promesse, fasti e caduta: i mille giorni di Renzi premier

Dopo mille e quindici giorni di governo, a quattro anni dalla discesa sul campo della politica nazionale, Matteo Renzi perde il referendum costituzionale e annuncia che lascia la guida del governo.

Matteo Renzi
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5 Dicembre 2016 - 10.46


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Ieri sera quando i risultati del voto referendario hanno rivelato la netta sconfitta del governo e dei sostenitori del Sì alla riforma costituzionale, il premier Matteo Renzi si è epresso così: “Si può perdere un referendum, ma non si può perdere il buon umore. Io ho perso, in Italia non perde mai nessuno. Io non sono così: ho perso. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria”. Poi l’annuncio: “L’esperienza del mio governo finisce qui”. Ecco, dopo mille e quindici giorni di governo, a quattro anni dalla discesa sul campo della politica nazionale, ricordiamo le tappe essenziali della sua carriera politica. 

Giugno 2004 – Con una dichiarazione di «lotta alla casta e agli sprechi» Renzi si candida alla presidenza della Provincia di Firenze per il centrosinistra dove viene eletto il 15 giugno.

Giugno 2009 – Viene eletto sindaco di Firenze, rinunciando al secondo mandato da presidente della Provincia.

Settembre 2010 – Lancia l’idea della “rottamazione” della vecchia classe dirigente, che sarà alla base della Leopolda.

Settembre-dicembre 2012 – Da qui parte la scalata alla politica nazionale. Il 13 settembre ufficializza la candidatura alle primarie del Partito democratico. Lo slogan è “Matteo Renzi Adesso”. Il 3 dicembre esce sconfitto da Pier Luigi Bersani.

8 dicembre 2013 – Con il 67,5% dei voti, viene eletto segretario del Partito democratico, sconfiggendo Gianni Cuperlo.

18 gennaio 2014 – Renzi accoglie Silvio Berlusconi nella sede del Pd in largo del Nazareno per discutere di riforme e legge elettorale: i leader di Pd e FI siglano il ‘patto del Nazareno’.

31 gennaio 2014: Mattarella eletto presidente della Repubblica e arriva la rottura dell’accordo con Berlusconi.

Febbraio 2014 – In una riunione della direzione, il Partito democratico, il 13 febbraio, “sfiducia” Enrico Letta. Renzi riceve dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’incarico di formare un nuovo governo. Il 21 febbraio viene annunciata la lista dei ministri: «L’obiettivo è fare le cose da domani» e «fino al 2018». Il 22 giura il governo Renzi.

24 maggio 2014 – In una conferenza stampa il premier traccia il bilancio dei primi 80 giorni di governo. Gli 80 euro in busta paga, il decreto lavoro cosiddetto “Jobs act” che abolisce l’articolo 18, la riforma delle Province, il tetto agli stipendi dei superdirigenti: «E’ solo l’inizio», promette.

4 maggio 2015 – La Camera approva in via definitiva la legge elettorale Italicum, in un primo momento sostenuta anche da Forza Italia. E’ una legge che vale solo per la Camera e non per il Senato, perché legata alla riforma costituzionale che elimina l’elettività diretta del Senato.

18 luglio 2015 – Via dal 2016 la tassa sulla prima casa. E poi nel 2017 Ires e Irap e nel 2018 gli scaglioni Irpef e le pensioni. E’ la “road map” da «45 miliardi di tagli alle tasse» che Renzi annuncia nell’assemblea Pd tra i padiglioni dell’Expo.

24 novembre 2015 – «Asciugate le lacrime, è il tempo di reagire». In Campidoglio Renzi annuncia la risposta dell’Italia al terrore dopo gli attentati di Parigi. Sul piano interno, è l’introduzione del principio: ‘Un euro in sicurezza, un euro in cultura’. Lo stanziamento in manovra è di due miliardi.

12 aprile 2016 – Al termine di un iter lungo due anni, la riforma costituzionale Renzi-Boschi, che supera il bicameralismo paritario, modifica le competenze di Stato e Regioni, abolisce il Cnel e le Province, viene approvata in via definitiva.

11 maggio 2016 – Viene approvata la legge che introduce le unioni civili anche tra persone dello stesso sesso.

22 agosto 2016 – Dopo aver preso parte al vertice di Berlino convocato subito dopo la Brexit, Renzi ospita a Ventotene Angela Merkel e François Hollande, per rilanciare il progetto europeo.

18 novembre 2016 – Riforme e ripartenza economica: «lo abbiamo fatto», anche se «abbiamo ancora fame di futuro». Lo dichiara il premier nella conferenza stampa dei mille giorni, nel bel mezzo della campagna elettorale per il referendum.

4 dicembre 2016 – La riforma costituzionale viene sottoposta a referendum e bocciata dai cittadini italiani. Renzi si dimette.

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