Mentre è la possibile squadra di governo a occupare le prime pagine dei quotidiani, il contratto di governo tra Lega e Movimento 5 stelle fa ancora discutere. Dopo le prime reazioni dei giorni scorsi, a sottolineare le lacune del testo è Sergio Pasquinelli, responsabile di ricerca presso Ars e Irs, vicedirettore di welforum.it, a fare il punto in un articolo pubblicato in questi giorni proprio sul portale dedicato alle politiche di welfare. Per Pasquinelli, il contratto giallo-verde ha dei “capitoli importanti”, tuttavia il contratto si presenta come “un misto di vaghezze, omissioni e pochi numeri”.
Quattro gli ambiti del testo indagati da Pasquinelli dove vengono evidenziate mancanze di rilievo. A partire dal “ministero per la disabilità” a cui il contratto dedica un capitolo intero. Sebbene il testo parli di rafforzamento dei fondi nazionali, di inclusione scolastica e lavorativa, spiega Pasquinelli, “non si menziona il ‘Dopo di noi’ che andrebbe di molto rafforzata mentre, in modo un po’ velleitario, si prevede ‘una completa revisione delle leggi esistenti’ alla luce della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Le uniche indicazioni più precise riguardano la revisione del calcolo dell’Isee, da cui vanno escluse tutte le prestazioni assistenziali percepite, e un innalzamento delle pensioni di invalidità. Nessun accenno all’indennità di accompagnamento, sulla cui necessaria revisione si pronunciano ormai anche i sindacati”. Di colf e badanti, se ne parla solo in merito alle politiche della famiglia. “Il tema è ignorato nella sezione disabilità e non autosufficienza che ne registra in realtà la vera presenza, ma dove si sarebbe intrecciato pericolosamente con il tema immigrazione. Parlare di rimpatrio delle badanti irregolari porterebbe infatti a problemi su cui conviene tacere”. Sul tema famiglia e natalità, inoltre, per Pasquinelli le varie proposte avanzate nel testo riguardano “misure che si aggiungono, e si sovrappongono, a quelle esistenti, in un quadro che avrebbe tanto bisogno di semplificazione”.
Sul reddito di cittadinanza, invece, si è già detto e scritto parecchio, ma per Pasquinelli occorre sottolineare un aspetto importante. “Questa importante misura dovrebbe poggiare sulle fragilissime gambe dei Centri per l’impiego, che certo andranno potenziati. Ma chi fa una previsione del genere evidentemente conosce poco di cosa stiamo parlando, un fenomeno che riguarda solo in parte il lavoro e l’occupazione. L’equazione povero = disoccupato è di un semplicismo disarmante. E fa rabbrividire la totale assenza di un ruolo assegnato ai Comuni, che invece nell’attuale Rei costituiscono il fulcro della misura”. Oltre alle lacune su spesa e copertura, per Pasquinelli “un reddito minimo che si misura solo in termini di occupati che genera è destinato a fallire”. Di stretta attualità è anche il tema immigrazione, dove “non stupisce che i contenuti siano improntati ai respingimenti, l’esclusione, i rimpatri, oltre alla chiusura dei campi rom (senza cenni su quali alternative dare agli occupanti)”. Anche in questo caso, spiega Pasquinelli, mancano “riferimenti a una rete come gli Sprar, a proposte per integrare i rifugiati riconosciuti tali, ai minori non accompagnati: attraverso quali soggetti, percorsi, stanziamenti”.
Mancano del tutto, infine, capitoli dedicati alla riforma del terzo settore, alle pari opportunità, ai livelli essenziali di assistenza nel sociale. “Senza importanti correzioni di rotta, precisazioni, priorità – conclude Pasquinelli -, e soprattutto senza dare valore alle tante competenze che esistono in questo paese, il nuovo governo rischia di introdurre sì dei cambiamenti, ma regressivi”. Vai all’articolo integrale scritto da Sergio Pasquinelli.