La Commissione europea non farà sconti all’Italia ed è pronta a bocciare di nuovo la manovra economica e a dichiararla non in linea con le regole del patto di stabilità e crescita. Salvo colpi di scena, infatti, la Commissione renderà note le sue conclusioni mercoledì prossimo, aprendo di fatto la strada all’apertura di una procedura di infrazione.
Nella nuova opinione sulla legge di bilancio dell’Italia per il 2019, la Commissione – a quanto si è appreso – analizzerà più in dettaglio gli elementi della manovra, in particolare sul fronte delle spese, ma arriverà alle stesse conclusioni contenute nella prima lettera, ovvero che si prospetta una violazione delle regole che sovraintendono al funzionamento dell’Eurozona.
A dare il via al percorso che porta diritto verso la procedura sarà però soprattutto il rapporto preparato da Bruxelles in base a quanto previsto dall’ex articolo 126.3 del Trattato e nel quali si ‘certificherà’ la violazione della regola del debito da parte dell’Italia. Una volta adottato dalla Commissione, il documento sarà trasmesso all’Ecofin e solo dopo aver attenuto il suo via libera l’esecutivo europeo procederà a preparare la proposta di apertura formale della procedura per deficit eccessivo legato al debito.
I tempi per il completamento di questo iter non sono ancora stati definiti, ma fonti europee indicano che il percorso potrebbe arrivare a conclusione entro la fine dell’anno oppure all’inizio del prossimo. Davanti al rischio di avvio di una procedura che nella sua specificità non ha precedenti, gli addetti ai lavori tengono a evidenziare che la politica economica del Paese “ne potrebbe essere condizionata per anni”.
E se i margini di trattativa appaiono al momento esauriti, nelle prossime settimane ci sarà ancora spazio per il rilancio di un dialogo costruttivo. Ricordando tuttavia che dietro una Commissione in scadenza – al suo rinnovo si procederà qualche mese dopo le elezioni europee di maggio – ci sono gli altri 18 Paesi dell’Eurozona che finora si sono mostrati compatti nel sostenere e chiedere a Bruxelles di far rispettare le regole comuni.